La COP26 è la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021. Da quasi tre decenni l’ONU riunisce quasi tutti i Paesi della terra per i vertici globali sul clima. Quando ci fu la COP21 nel 2015 che si tenne a Parigi, successe qualcosa di epocale: tutti i Paesi accettarono di collaborare per limitare l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 gradi, puntando a mantenerlo a 1,5 gradi. Inoltre i Paesi s’impegnarono ad adattarsi all’ impatto dei cambiamenti climatici e a mobilitare i fondi necessari per raggiungere questi obiettivi. Nasceva l’Accordo di Parigi. I Paesi concordarono che ogni cinque anni avrebbero presentato un piano aggiornato che rifletteva la loro massima ambizione possibile in quel momento. A causa della pandemia il vertice è stato rimandato di un anno, ma a Glasgow i Paesi si sono incontrati con piani aggiornati di riduzione delle proprie emissioni. Per come tutto si è concluso, la conferenza si può definire fallimentare. Per salvare il pianeta dal riscaldamento globale si è assistito all’ennesimo processo: molte parole, molte promesse, molto circo, solito accordo insufficiente. India, Cina, Sudafrica, Bolivia e Arabia Saudita hanno detto no alla “rinuncia” all’utilizzo del carbone, ma sarà solo “diminuzione”. Stati Uniti e Unione Europea non hanno voluto concedere ai paesi più vulnerabili una struttura di finanziamento per i danni causati da eventi meteorologici estremi legati al cambiamento climatico. Intanto il riscaldamento globale cresce avviandosi verso livelli insostenibili. Si allontana l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura terrestre a 1,5 gradi.

La storia è sempre la stessa. Le lacrime del presidente di turno, le mani nei capelli dei negoziatori, le proteste degli attivisti, le rassicurazioni dei politici che garantiscono che sì, si poteva fare di più ma qualcosa è stato fatto. I Paesi ricchi si accontentano degli accordi presi, ma non per tutti sono convenienti. Per alcuni Paesi (specialmente i poveri) se non si prendono subito dei provvedimenti concretamente efficaci, sarà la fine. Infatti anche se i Paesi più poveri sono quelli che inquinano di meno, sono i più soggetti alle conseguenze catastrofiche dei cambiamenti climatici. Ma non bisogna pensare che le conseguenze dei cambiamenti climatici riguardino soltanto questi Paesi lontani da noi, bensì anche luoghi appartenenti alla nostra penisola, come Venezia e i vari arcipelaghi, spariranno sommersi dall’innalzamento dei mari. L’Italia è uno dei posti più belli del mondo, ma la sua bellezza, la sua cultura e la sua storia sono a rischio e noi abbiamo il dovere di preservarla. Gli animali, la natura, il pianeta, ci stanno chiedendo aiuto da molti anni ormai e le loro voci non possono essere messe a tacere per sempre, ma vanno ascoltate. Noi giovani vogliamo un futuro pulito e prospero.

 

Aida Piscicelli 2A classico