Squid Game: cosa ha da insegnarci
Squid Game è la serie tv del momento. Ha appassionato milioni di persone, posizionandosi al primo posto nella top ten di programmi più visti su Netflix, tanto che è in arrivo la seconda stagione.
Protagonista di questa prodigiosa serie tv è Seong Gi-hun, uno scommettitore d’azzardo divorziato che ha bisogno di una grande quantità di denaro per curare la madre malata e ottenere la custodia della figlia. Per questo motivo accetta di partecipare a un misterioso gioco per vincere il montepremi di 45,6 miliari di ₩ (won). Il programma consta di una serie di giochi per bambini, come il tiro alla fune o “un, due , tre stella”: ma ciò che rende il tutto crudele e raccapricciante è il fatto che chi perde pagherà con la vita. La sfida si trasforma quindi in una lotta all’ultimo sangue.
Spesso noi occidentali tendiamo ad avere dei pregiudizi nei confronti delle produzioni orientali, ma la novità di Squid Game è proprio questa: nonostante sia abbastanza violento e crudo, ha attirato l’attenzione del vastissimo pubblico mondiale, scavalcando le note serie tv americane che dominano il paesaggio di Netflix.
Ora, la domanda che tutti dovremmo farci è: Squid Game ci insegna qualcosa? Si tratta solo di nove episodi di pura follia o … c’è molto altro?
La risposta è più sorprendente di quanto ci si possa aspettare. Nel 2020 l’Ocse ha indicato la Corea del Sud come la decima potenza mondiale per il PIL. Questo ha comportato un vero e proprio boom economico del paese con l’aumento della ricchezza di una parte della popolazione, a cui purtroppo si è contrapposto il crescente e sempre più preoccupante divario fra persone povere e persone agiate. Abbiamo l’abitudine di idealizzare il continente sudcoreano, forse perché lo paragoniamo al Giappone, ma dobbiamo comprendere che la vita lì è diventata molto più cara, un lusso vero e proprio che in molti fanno fatica a permettersi. Sono tante le persone costrette a richiedere prestiti per poter tirare avanti. Purtroppo, spesso non sono in grado di restituire le cifre a loro prestate e per questo l’impossibilità di pagare i debiti è una delle cause principali di suicidi. Ebbene, “Squid Game” rappresenta lo specchio di tutto ciò, la chiave che ci permette di entrare in un mondo completamente diverso da quello in cui viviamo, stimolando la nostra attenzione verso tematiche a noi sconosciute o poco note. Oltretutto alcuni personaggi ci aiutano a comprendere la vita degli immigrati in Corea del Sud, come il pakistano Abdul Alì che decide di giocare al rischioso programma per poter mantenere la sua famiglia, dato che a causa del suo datore di lavoro non percepisce lo stipendio da molto tempo.
E’ importante soffermarci su un altro insegnamento che possiamo carpire da “Squid Game” : non dobbiamo mai smettere di credere costantemente nei nostri progetti, anche se nessuno sembra comprenderli. Questo perché il suo creatore, Hwang Dong-hyuk, ha dovuto aspettare ben tredici anni prima che qualcuno si interessasse alla sua serie tv e la producesse. Infine, possiamo dire che la serie ha anche uno effetto pratico: non essendo ancora stata doppiata in italiano ci dà l’opportunità di esercitarci con il listening in inglese o perché no, in coreano e ci induce a visionare altre pellicole straniere sottotitolate.
Purtroppo, come spesso accade per i prodotti streaming e cinematografici che si fanno portatori di contenuti forti e violenti, sono stati molti i preoccupanti episodi di emulazione delle sanguinose sfide da parte di alcuni ragazzi. I loro genitori, di conseguenza, hanno richiesto a Netflix di rimuovere “Squid Game” per la sua influenza negativa sui minorenni. E ’d’obbligo, però, sottolineare che questa serie non è il prodotto più scandaloso presente sulla piattaforma. Basti pensare ai film per adulti prodotti da Netflix stesso e che sono alla portata di chiunque. Certamente non possiamo dire che questa serie tv sia adatta ad ogni tipo di pubblico: contiene scene molto forti, immagini di omicidi, linguaggio volgare. Ed è sicuramente poco raccomandabile a coloro che non sono capaci né di approfondire i contenuti con cui si interfacciano né a scindere la finzione dal reale. Ma va detto che i genitori possono imporre un parental control se ritengono che i loro figli siano facilmente influenzabili.
Ogni serie tv, film o cortometraggio ha dietro di sé la passione e l’impegno di chi ha lavorato per realizzarli. Chiedere di censurare ed eliminare alcune scene o annullare l’intero progetto è irrispettoso e bisogna prima considerare i diversi aspetti del problema. Ora, è chiaro che ognuno può avere le proprie opinioni, ma c’è una netta differenza fra il non apprezzare la visione di un contenuto e il richiederne la rimozione perché eccessivo. La critica ha accettato e apprezzato film come “The human centipede” o “Megan is missing”; definire “estrema” la visione di “Squid Game”, allora, è indice di una scarsa conoscenza del genere cinematografico “disturbante”, a cui la serie chiaramente non appartiene.
Chiara Cinquegrana, IV A CLASSICO
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