Venerdì 30 settembre 2022, presso l’Istituto “G. Marconi” di Torre Annunziata, si è tenuto il convegno Ancore della legalità, organizzato dal Movimento Agende Rosse “Giancarlo Siani”. Questo movimento nasce il 15 luglio 2007 grazie a Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo Borsellino, ucciso il 19 luglio 1992 dalla mafia mentre si recava in via D’Amelio a casa della madre. Le Agende Rosse si pongono come obiettivo principale quello di fare chiarezza su ciò che è accaduto a Paolo Borsellino e rendergli giustizia, nonostante i depistaggi e le bugie che si celano dietro questa vicenda. Sulla famosa agenda rossa, dalla quale prende il nome questo movimento, che scomparve il giorno della strage, Borsellino aveva riportato parte dei suoi colloqui investigativi.

Gli ospiti della serata sono stati: Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica; Salvatore Borsellino, fondatore di Agende Rosse; Aaron Pettinari, capo redattore di Antimafia Duemila; Stefano Baudino, autore del libro La mafia non è una cosa da adulti; Angelo Garavaglia Fragetta, del direttivo Movimento Agende Rosse; Roberto De Candia, presentatore della serata.

A 30 anni dalla morte di Falcone e Borsellino, questa serata è volta a far riflettere, a non dimenticare mai che il problema della mafia è reale ed è sempre presente nella società. La mafia non ha più bisogno di uccidere. La mafia ci compra, ci corrompe, ci possiede. Troviamo le infiltrazioni delle mafie nelle istituzioni, nei commerci, nella vita quotidiana. Combattere la criminalità organizzata non è semplice, anzi quasi impossibile.

In una città come Torre Annunziata, nella quale è stato sciolto il consiglio comunale per infiltrazione camorristica, è importante proporre incontri con persone che rappresentano un punto di riferimento e uno spiraglio di speranza per la società. I Torresi hanno diritto ad avere un territorio nuovo, sano, fertile, nel quale i giovani possano piantare i semi per il proprio futuro. L’incontro con le istituzioni è importante perché abbatte le distanze. Il dialogo ci rende protagonisti di uno stesso movimento, ci mette dalla stessa parte, ci chiarisce chi è il nemico. I giovani chiedono risposte, hanno bisogno di sapere.

Tra tante esperienze e testimonianze autorevoli, il faro della speranza si accende con l’intervento semplice, spontaneo, emozionante di un giovane torrese che interroga il Procuratore su come sia possibile non arrendersi, nonostante le innumerevoli morti.  “Siccome i morti non si possono difendere, siamo noi vivi, che ci riteniamo onesti, a dover difendere la memoria di questi eroi”. Proprio in quella domanda è racchiuso il senso di tutto, perché una giovane coscienza che si interroga, ha già intrapreso il suo cammino di giustizia.