Marzo 2020: si registrano i primi casi di un virus sconosciuto proveniente dalla Cina. La paura cresce a dismisura dopo che al telegiornale vengono annunciati i primi bollettini medici, i quali registrano diverse morti in Lombardia.

Marzo 2023: ormai tutto sembra lasciato alle spalle, la maggior parte della popolazione si è vaccinata e il numero di contagi è irrisorio. A tre anni di distanza dall’inizio di questo lungo inferno, vediamo finalmente la luce in fondo al tunnel: infatti secondo Rezza, direttore del settore Prevenzione del Ministero della Salute, l’OMS starebbe per annunciare la fine della pandemia.

Sono stati tre anni molto intensi e travagliati, in cui abbiamo dovuto fare i conti con un mondo completamente diverso, in cui il nostro stile di vita è cambiato drasticamente nel giro di poche settimane, come se ci fosse improvvisamente caduta una tegola in testa. Specialmente noi giovani abbiamo sofferto fortemente per la reclusione in casa, la paura di abbracciare anche i nostri cari, perdendoci momenti che tutti i ragazzi delle precedenti generazioni si sono goduti spensieratamente, un pezzo di giovinezza che purtroppo nessuno potrà mai restituirci. Tre anni fa, durante i primi giorni di quarantena, la mancanza di rapporti con il mondo esterno ci appariva come una nuova normalità. Ci siamo accorti allora  quanto siano importanti le piccole cose (lo capiamo di solito quando non le abbiamo più). Di questi tempi ci si preparava a restare chiusi in casa fino a nuove disposizioni del governo: tutti ricorderanno gli ultimi giorni prima della quarantena, quando le nostre dispense si riempivano fino all’ultimo centimetro quadrato di spazio. Mattine passate al telefono ad ascoltare messaggi vocali da parte dei professori che cercavano di spiegare al meglio possibile; pomeriggi trascorsi a preparare pane, pizze e dolci per ammazzare il tempo; e serate  davanti alla tv a guardare film erano il filo conduttore di giornate praticamente tutte uguali, in attesa di poter uscire. I flashmob sui balconi di tutta Italia erano indubbiamente il simbolo del coraggio e della voglia di tornare a godersi la vita.

Il 4 maggio veniva finalmente annunciata la fine della quarantena: con il caldo e le restrizioni i contagi iniziavano subito a calare. “Non ce n’è Coviddi, poi a settembre ci chiuderemo in casa!”, diceva una signora palermitana in spiaggia a Mondello. E infatti a settembre inizia una nuova quarantena. Di quella seconda quarantena impossibile non ricordarsi la DAD, il coprifuoco che durante le feste di Natale ci costrinse a iniziare il cenone più o meno a ora di pranzo. La mezzanotte di Capodanno la si aspettava da soli, dopo aver salutato i parenti alle 22.

Poi però qualcosa cambia: arriva il vaccino, che, sì, non consente di essere immuni dal Covid, ma quantomeno indebolisce la carica virale e i vari sintomi. E’ l’inizio della fine: c’è ancora tanto da aspettare prima di cantare vittoria, ma qualcosa sembra essere cambiato. Intanto noi ragazzi sperimentiamo, almeno in parte, l’ebbrezza di rivedere dopo tanto tempo amici e parenti, seppur con le mascherine e tutte le protezioni del caso. Ci viene ridata a piccoli step la possibilità di riprenderci in mano il mondo e scoprirlo anche al di fuori della tecnologia, fino a due anni fa unico mezzo per avere contatti.

E’ stata dura sopportare giornate uggiose, che sembravano non passare mai, con un silenzio tombale fra le strade che veniva di tanto in tanto spezzato da canzoni come “Abbracciame”. Purtroppo ci siamo persi momenti che non torneranno più, eppure noi giovani dobbiamo ritenerci fortunati.

Grazie alla quarantena, abbiamo avuto modo di imparare i valori dell’amore, dell’amicizia e capire cos’è la felicità. Valori essenziali che costano poco, che stanno nelle piccole cose. Abbiamo imparato ad aspettare e a goderci ogni singolo istante della nostra vita. E quindi, caro Covid, ci avrai anche tolto tanto ma se pensavi di toglierci la gioia della vita, beh, ti sbagliavi di grosso.

Giuseppe Garofalo 1a classico