I giovani sono fragili? E se sì, cosa li rende tali?

Queste sono alcune delle domande che più tormentano i giovani d’oggi,  i quali sono esposti a molta più libertà rispetto alle generazioni precedenti. Forse è proprio questa eccessiva libertà ad essere la causa della loro fragilità. È ben noto che l’adolescenza sia il periodo più delicato perché comprende la formazione dei giovani, che sono e si sentono fragili per le troppe pressioni imposte dalla società.

Ma la colpa non è certo la loro, che purtroppo sono figli della contemporaneità. Si è parlato molto, soprattutto dopo il Covid, di una fragilità che li affligge. In verità la fragilità è sempre esistita e dipende dagli ambienti che circondano l’individuo: sfera familiare, gruppo di amici e  comunità scolastica. Questi tre ambienti possono operare come fattori di protezione o di disagio e compromettere il comportamento e il benessere dell’adolescente.

I giovani d’oggi, tuttavia, sono eccezionali nel nascondere le loro fragilità dietro tanta superficialità che li rende tutti uguali. Se non stringi tra le mani una sigaretta, non possiedi uno smartphone, non bevi alcool e preferisci la solitudine sei diverso, quindi sbagliato.
Ebbene in parte sono i giovani stessi gli artefici della loro fragilità. Una fragilità che potrebbe svanire se tutti riconoscessero che essere diversi non significa essere sbagliati ma unici.

C’è un altro modo per abbattere la fragilità : riconoscerla e accettarla, persino puntare a trasformarla in un punto di forza. Molti sono gli adolescenti che, pur portando addosso i segni della loro fragilità, hanno imparato a chiedere aiuto invece che alzare un muro difficile da abbattere. Basti pensare a quelli che seguono un percorso psichiatrico o agli universitari, che in questi ultimi mesi hanno reso noto le loro ansie e preoccupazioni nei confronti del troppo studio che li affligge. Questi sono soltanto alcuni di quei giovani che portano i segni di una fragilità diffusa e che sperano di avere voce anche per quei giovani che sono stati inghiottiti dalla fragilità, come la pallavolista Julia Ituma,  che, purtroppo, ha perso la cosa più preziosa posseduta dall’essere umano, la vita.