Da diverso tempo buona parte dell’Europa è investita da grandi proteste degli agricoltori. Tutti noi stiamo vedendo le immagini, ai telegiornali o sul web, di queste lunghe file  di trattori che bloccano le strade. Dalle fredde terre tedesche e dell’Europa orientale, a quelle francesi fino alle più miti spagnole e italiane, lo scenario sembra essere sempre lo stesso. In realtà la situazione ha molte sfaccettature ed è estremamente complessa. In questo articolo cercheremo di capire le ragioni di quanto sta accadendo, le richieste degli interessati e come si stanno muovendo le istituzioni politiche.

Per comprendere la situazione è necessario fare un passo indietro. Dopo il burrascoso periodo della pandemia, l’Europa ha provato a riprendersi, politicamente ed economicamente. Tuttavia subito si sono presentati dei nuovi problemi. A seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, l’Unione si è mossa più o meno compattamente contro l’azione di Putin. Ciò ha portato all’imposizione di sanzioni contro la Russia e alla concessione di aiuti militari ed economici all’Ucraina. La volontà di annullare la dipendenza dai carburanti russi ha portato molti paesi europei, Germania in primis, a  cercare nuove forme di approvvigionamento energetico. Il distacco improvviso da un partner economico così grande non è stato indolore e ha contribuito a creare una situazione di incertezza che si sommava alla forte inflazione scoppiata nel 2021, a seguito di una ripresa economica globale improvvisa. Insomma gli europei hanno dovuto affrontare un consistente aumento dei prezzi, in particolare nel campo energetico.

Tra i numerosi interventi che sono stati deliberati in aiuto all’Ucraina figuravano anche l’abolizione di molti dazi doganali, il che ha favorito l’importazione di beni ucraini in Europa, prodotti agricoli in special modo. Il provvedimento di solidarietà non è stato molto apprezzato dagli agricoltori delle nazioni orientali dell’UE ( Bulgaria, Romania, Ungheria, Polonia) che si sono visti creare una concorrenza, a  loro dire, sleale. L’Ucraina è un paese molto grande e fertile che produce grandi quantità di frumento e carni a basso costo. Gli agricoltori di questi paesi si sono così trovati in difficoltà a fronteggiare questo stato di cose, non potendo competere con i prodotti ucraini. Già nella prima parte dello scorso anno quindi, erano scoppiate delle proteste agricole in quei territori e la Commissione europea aveva dovuto fare dei passi indietro in merito ad alcuni suoi provvedimenti.

All’inizio di quest’ anno le proteste hanno ripreso vigore, anche in Europa occidentale. Il primo fuoco si è acceso in Germania, dove il governo ha eliminato i sussidi agli agricoltori per il diesel. La nazione tedesca è, in questo momento, in una situazione economica negativa: l’economia è in recessione e i bilanci pubblici non sono in regola. Per questo il governo ha aperto un nuovo periodo di austerità, a danno anche dei contadini. In seguito anche le classi contadine francesi, spagnole ed italiane si sono ribellate, per ragioni ancora diverse.

La prima causa delle proteste è la riduzione dei margini di guadagno. L’inflazione ha, infatti, colpito anche i trasporti agricoli e prodotti come i fertilizzanti. Tuttavia, a fronte di questo aumento dei costi, gli agricoltori non hanno avuto un adeguato aumento dei profitti. Negli ultimi mesi, infatti, i governi hanno spinto per la riduzione dei prezzi dei prodotti alimentari per mantenere il proprio consenso tra i cittadini. È stato però fatto un danno ai contadini, che si vedono sempre più in difficoltà a mantenere in piedi le loro attività. Infatti, secondo la rivista “Il Politico”, in 11 paesi dell’UE i prezzi pagati agli agricoltori sono diminuiti di oltre il 10% dal 2022 al 2023.

Simone Miccio 2a cl