Giovanni Allevi:“Non potendo più contare sul mio corpo, suonerò con tutta l’anima.”
Il maestro Giovanni Allevi, dopo due anni, si è esibito sul palco del Teatro Ariston. Costretto a prendere una pausa a causa della sua malattia, è ritornato più forte di prima, come una fenice, pronto a risplendere ancora una volta con la sua grandezza musicale. Dopo un caloroso applauso da parte del pubblico, Allevi ha trovato la forza per raccontare i due anni terribili che ha vissuto, condividendo le emozioni che ha provato durante la sua battaglia contro il mieloma multiplo.
«Ad un tratto, tutto è crollato. Non ho più suonato il pianoforte davanti a un pubblico per quasi due anni, ma il dolore mi ha donato prospettive inaspettate. Ho imparato che i numeri non contano. Ogni individuo è unico, irripetibile e infinito a modo suo».
Successivamente ha condiviso il suo pensiero sull’ importanza della gratitudine per la bellezza del creato, delle albe e dei tramonti e per l’affetto ricevuto dallo staff sanitario. Ha espresso inoltre la sua volontà di accettare il “nuovo Giovanni”, cosa non facile. Un momento molto toccante è stato quando si è tolto il berretto che indossava, a dimostrazione dell’esistenza del “nuovo Giovanni”.
«Ho perso molto: il mio lavoro, i miei capelli, le mie certezze. Ma non la speranza e la voglia di immaginare. Era come se il dolore mi porgesse anche degli inaspettati doni. Quali? Vi faccio un esempio. Non molto tempo fa, prima che accadesse tutto questo, durante un concerto in un teatro pieno ho notato una poltrona vuota. Come una poltrona vuota? Mi sono sentito mancare. Eppure, quando ero agli inizi, per molto tempo ho fatto concerti davanti a un pubblico di 15, 20 persone, ed ero felicissimo. Oggi, dopo la malattia, non so cosa darei per suonare davanti a 15 persone. I numeri non contano perché ogni individuo è unico, irripetibile e a suo modo infinito».
Il suo discorso si conclude con messaggio fondamentale: «Quando tutto crolla e resta in piedi solo l’essenziale, il giudizio che riceviamo dall’esterno non conta più. Io sono quel che sono, noi siamo quel che siamo. E come intuisce Kant, il cielo stellato può continuare a volteggiare nelle sue orbite perfette, io posso essere immerso in una condizione di continuo mutamento, eppure sento che in me c’è qualcosa che permane ed è ragionevole pensare che permarrà in eterno. Io sono quel che sono. Voglio andare fino in fondo a questo pensiero. Voglio accettare il nuovo Giovanni, vado? ».
In seguito si è abbandonato alle note di Tomorrow, brano composto durante il ricovero, “perché domani per tutti noi ci sia sempre ad attenderci un giorno più bello”. Il maestro ha concluso affermando : « Non potendo più contare sul mio corpo, suonerò con tutta l’anima» .
Il discorso di Allevi suscita riflessioni sull’ importanza di avere dei punti di riferimento nella propria vita, a cui aggrapparsi nei momenti bui; la sua àncora è stata la musica, che lo ha “salvato”, dandogli la forza di continuare ad essere se stesso e a non fermarsi davanti agli ostacoli determinati dalla sua malattia.
Il suo grande coraggio è riuscito ad emozionare non solo gli spettatori dell’ Ariston ma anche noi da casa con la sua maestria musicale e con le sue parole, significative della trasformazione profonda avvenuta nell’artista, che trova ora la libertà di essere se stesso, ignorando i giudizi esterni.
Benedetta Serpe 2B Classico
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