Lunedì, 19 febbraio 2024, si è tenuto nel Liceo Pitagora -B. Croce l’incontro con Titti Marrone, autrice del libro “Meglio non sapere”. Questo evento è stato un’occasione che ha coinvolto e indotto i ragazzi ad una riflessione più profonda sul tragico evento della Shoah e, nello specifico, sulla vicenda delle sorelle Bucci e del loro cugino Sergio De Simone.
I ragazzi, attraverso presentazioni multimediali e domande, hanno dimostrato la loro sensibilità e interesse in merito alla tematica.
Incontri come questi a scuola sono ormai diventati una consuetudine e , a volte, per quanto i ragazzi si impegnino, da parte loro si manifesta più un sentimento di dovere che di profondo interesse verso il libro in questione. Tuttavia, quest’incontro è stato sorprendentemente il più coinvolgente perché l’autrice attraverso i suoi discorsi e racconti, colmi di passione e saggezza, ha saputo dare una piena testimonianza diretta di quanto era accaduto ad Andra e Tati. Infatti questo incontro non è stato semplicemente un evento scolastico, ma qualcosa di più: è riuscito ad arrivare ai cuori dei ragazzi e degli adulti non solo grazie alle dolci e sincere parole dell’autrice, ma anche grazie ad un’esecuzione musicale che ha chiuso l’evento. Due studentesse del liceo scientifico hanno, infatti, intonato “La rondine” di Mango, aiutandosi solo con un pianoforte. Il dolore e l’emozione sono salite al cielo e hanno reso un grande omaggio a Sergio De Simone che, purtroppo, è volato via troppo in fretta in un modo così atroce da sembrare disumano.
L’autrice, inoltre, ha dichiarato che si era interessata alla vicenda, quando aveva conosciuto il fratello di Sergio, Mario, a cui per tutta la vita la madre Gisella aveva raccontato di avere un fratello che non  aveva mai incontrato. Mario aveva creduto che il fratello vivesse in qualche parte del mondo, sospettando però della sua morte fino a quando non è riuscito a scoprire la verità. Dopo che Mario aveva dato i numeri di telefono delle sue cugine alla Marrone, lei si è recata a Padova dove viveva la minore, Andra, per intervistarla e raccogliere informazioni per scrivere il suo libro. In particolare, ha descritto come, nel rievocare gli struggenti eventi vissuti, le donne facessero grande difficoltà poichè avrebbero voluto solo rimuovere dalla loro mente i momenti tragici vissuti. Come quando si tocca una ferita ancora da risanare, il ricordo di quegli strazi subiti suscitava in loro un bruciore interiore, un sentimento di rigetto verso quel racconto, considerato, ormai, da accantonare per sempre.
Il punto che  ha suscitato maggiore emozione è stato quando la giornalista ci ha spiegato come Andra e Tati, per raccontarle la loro esperienza nel campo di concentramento, avessero utilizzato le descrizioni sensoriali poichè di quel luogo ricordavano specialmente il sapore della misera zuppa e l’odore sgradevole della carne bruciata. L’autrice, infatti, ha descritto come le sorelle, per ricordare il tutto, si massaggiassero la fronte con i polpastrelli, come se facessero uno sforzo per riportare alla luce eventi ormai lontani. In merito a ció, Titti Marrone ha evidenziato  l’importanza di esercitare la memoria, poichè è lo strumento che ci permette di non accantonare il nostro passato, ma di imparare dagli errori che lo hanno segnato.
Uno dei motivi per cui questo libro e questo incontro sono stati molto interessanti è sicuramente il fatto che l’autrice abbia scelto un modo non ripetitivo e banale per trattare di questo argomento di cui, spesse volte, si parla ricorrendo a luoghi comuni. Infatti, “Meglio non sapere” è una storia che si concentra soprattutto sulle conseguenze psicologiche che il forte impatto con il mondo  dei lagher ha determinato nelle vittime. I bambini, infatti, dopo aver messo piede nell’orfanotrofio e nella casa di accoglienza, faticheranno a riacquistare la fiducia negli adulti ormai persa, poichè abituati a vederli come portatori di violenze e soprusi. Questo aspetto dello sterminio passa spesso in secondo piano dal momento che ci si concentra esclusivamente sugli abusi subiti all’interno del territorio circoscritto da filo spinato; al contrario, dovremmo considerare di più l’aspetto interiore e psichico che riguarda quella cicatrice che resterá sempre aperta nel loro animo e che nessuna benda potrà mai guarire.
La verità è che la Shoah non è solo un evento da studiare e comprendere scolasticamente, ma  dovrebbe indurre gli uomini a non commettere in futuro atrocità di questo genere.
Titti Marrone con il suo libro ci ha dato uno spunto per attivarci e agire attivamente affinché niente di quello che hanno subito le vittime dei Nazisti capiti mai più. Apriamo gli occhi e guardiamoci intorno, non restiamo fermi a guardare, nella speranza che nulla di brutto ci capiti perché “ormai è passato” , ma esponiamoci, agiamo e rischiamo per essere sicuri di aver fatto anche una piccola parte ; se tutti noi facciamo qualcosa, possiamo cambiare davvero il corso del futuro.

                                                                                                Marianeve Ferrandino, Francesca Mancino, Laura Scognamiglio IVB Classico