Al giorno d’oggi, in tanti pensano che studiare la lingua e la letteratura greca e latina sia uno spreco di tempo; sono convinti che sia inutile continuare ad interessarsi a civiltà così distanti dalla nostra sia da un punto di vista storico che da un punto di vista culturale. Per quanto riguarda il punto di vista storico,  sono evidenti i secoli che ci separano da queste grandi civiltà. Dal punto di vista culturale, invece, nonostante la distanza temporale, i valori e i principi di allora sono più attuali che mai; anche i greci e i romani, come noi, hanno dovuto affrontare le numerose insidie della vita come epidemie, guerre, disagi ambientali e sociali. È proprio il loro modo di far fronte a queste problematiche ciò che noi abbiamo ereditato e ,paradossalmente, ancora oggi, noi ,popolo evoluto del ventunesimo secolo , possiamo imparare ancora tantissimo da queste civiltà che ,a loro tempo, su certi aspetti, hanno avuto un comportamento molto più esemplare del nostro. Per dimostrare ciò, ci viene in aiuto un reperto storico di grande valore culturale che ci hanno lasciato gli antichi greci. Si tratta di una stele lapidea, perché incisa su pietra, per metà sbriciolata dal tempo, risalente al 430 a.c. , che è stata ritrovata nel 1920 presso le pendici dell’acropoli di Atene, dove sorge il Partenone. La stele è stata incisa con la tecnica della “scriptio continua”; infatti, non presenta alcun segno di punteggiatura né spazio tra le parole.

La traduzione della stele è la seguente: ” Sia cura dell’arconte re scrivere la stele lapidea e collocarla su entrambi i lati: Non lasciare imputridire le pelli nell’Ilisso al di sopra del tempio di Ercole né manipolare il cuoio né gettare i rifiuti nel fiume.”

Possiamo già capire , dalla traduzione, che la stele è un emendamento a scopo sanzionatorio per preservare la purezza del fiume Ilisso, in particolare, nella zona in cui il corso fluviale scorreva accanto al tempio di Eracle, luogo sacro per tutti gli abitanti di Atene. Sulle rive dell’Ilisso, infatti, c’erano molte botteghe di cuoio; la lavorazione del cuoio emanava cattivi odori  e inquinava il fiume in quanto ai resti della pelle scuoiata gettati nel fiume poteva rimanere attaccata ancora un po’ di carne di animale che a lungo andare si sarebbe imputridita. Il cattivo odore,perciò, disturbava i fedeli venuti a pregare al tempio e ne diminuiva anche l’affluenza in quella zona. Ci sono, però, pareri discordanti per quanto riguarda il motivo per cui è stato promulgato l’emendamento, collocato , inoltre, su entrambi i lati del fiume a dimostrazione della volontà delle autorità che l’ordine fosse rispettato. Per alcuni studiosi, tra cui Livio Rossetti , che ne parla proprio nel 2001, l’emendamento ha un fine esclusivamente ecologico ed è dettato dal profondo senso civico ateniese. Per altri , tra cui Roberta Fabiani, invece, il fine della legge è sacro. Tra i motivi che sostengono la tesi della Fabiani vi è il fatto che l’arconte re di Atene, che ha voluto la stele, era un magistrato che aveva anche funzioni in ambito religioso; sovraintendeva i sacrifici alle divinità e organizzava le celebrazioni, come quella delle Antesterie, feste celebrate in onore di Dioniso.

Un altra ragione esplicitata dalla Fabiani fa riferimento al fatto che per i greci i profumi e gli odori gradevoli, come tutto ciò che era buono e ricordava la bellezza, erano simbolo degli dei e ne segnalavano la presenza. Per queste ragioni le statue delle divinità nei templi venivano unte con balsami profumati, alle cerimonie religiose era fondamentale il momento dell’offerta dell’ incenso (tra le più tipiche azioni sacerdotali) e prima dei sacrifici si bruciavano sempre degli aromi.

Livio Rossetti, maggior sostenitore della tesi che vede la stele come un emendamento a scopo ecologico, la definisce come: “il più antico esempio a noi noto di norme che pretendono e ottengono di far cessare particolari comportamenti allo scopo di arrestare un processo di inquinamento ambientale ritenuto fin troppo pericoloso “. Ciò che rende l’emendamento ,per Livio Rossetti, una prova dell’ eccezionale senso civico ateniese e del loro attaccamento alla salubrità dell’ambiente , è il fatto che a costo di preservare il fiume ci sia stato un grosso danno economico; infatti le botteghe dei conciatori di cuoio dovettero spostarsi ,in quanto il divieto riguardava unicamente un’attività economica e questo ,di certo, non giovò all’economia ateniese. Una decisione, quindi, che ebbe significative conseguenze; proprio per questo Livio Rossetti fa notare l’improbabilità del fatto che una simile decisione sia stata presa solo per accontentare i sacerdoti e gli amministratori del tempio di Ercole. Secondo lo studioso la ragione per cui è stato preso questo provvedimento deve essere proporzionata all’ attesa delle conseguenze economiche che ci sarebbero state nella zona. Questa ragione perciò deve essere stata una vera e propria emergenza; le fonti storiche ci attestano che ,effettivamente , c’è stata una grave sciagura a quei tempi, proprio intorno al 430 a.c. Si tratta di una terribile pestilenza che si abbatté su Atene e che colpì anche Pericle nel 429 a.c. causandone la morte. È proprio a causa della pestilenza che si capì quanto fosse necessario rendere la zona dell’Ilisso salubre e pura al fine di evitare una nuova diffusione di malattie. Ad ogni modo, quali che siano le vere ragioni per cui è stato promulgato l’emendamento, il provvedimento ha avuto gli effetti desiderati; siamo certi di ciò grazie alla testimonianza di Platone, il quale, in una scena di un suo dialogo mostra i protagonisti che passeggiano vicino l’ilisso e descrivono quella zona come un luogo salubre e piacevole, caratterizzato dalla «limpidezza delle acque e (dal)l’estrema gradevolezza dell’ambiente naturale”». L’opera di Platone è datata molti anni dopo il decreto e questo ci dimostra che il problema era stato arginato.

Nonostante non sappiamo quale sia la precisa ragione che ha spinto le autorità ateniesi a promulgare l’emendamento, una cosa è certa: gli Ateniesi avevano a cuore il benessere dell’ambiente che li circondava e di fronte alle problematiche e ai disagi sapevano mettere in secondo piano i propri interessi, mostrando maturità, sensibilità e altruismo; tutti valori che, forse, oggi sono stati dimenticati.

Al giorno d’oggi sono molteplici le problematiche legate all’ambiente causate dall’egoismo e dalla superficialità umana. Ci basti pensare agli scarichi di anidride carbonica che vengono espulsi da numerosissime fabbriche che non si attivano ad utilizzare risorse alternative per ridurre questi gas nocivi. Così si crea il terribile effetto serra di cui da anni siamo a conoscenza e le cui conseguenze drammatiche sono già state poste più volte sotto la nostra attenzione; lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento e il riscaldamento delle acque marine, con tutte le conseguenze sulla flora e sulla fauna; per non parlare delle numerose catastrofi meteorologiche provocate dai cambiamenti climatici: 50 milioni di ettari di terreni australiani sono andati in fiamme alla stregua di oltre 4 milioni di acri della California che sono stati distrutti da incendi; le temperature artiche nell’ultimo decennio  sono aumentate di quasi 1°C; gli Stati Uniti hanno finito i nomi per gli uragani che quest’anno si sono intensificati più rapidamente del solito. E questa primavera ha registrato la tempesta più forte di sempre nel Golfo del Bengala: il ciclone Amphan. Le tragedie citate sono solo alcune delle catastrofi riscontrate ultimamente, ma non serve spingersi così lontano per averne degli esempi (ci basti pensare alla recente alluvione in Emilia Romagna).

Il caso del fiume Ilisso però è molto simile a quello del fiume Sarno; appena 24 chilometri di lunghezza, undici comuni, due province attraversate (Salerno e Napoli) e un triste e contestato primato, quello di fiume più inquinato d’Europa, stando al libro “Handbook of water purity and quality “del 2009. Un tempo, il Sarno era celebrato da autori di epoche passate per la sua bellezza, per la sua pescosità e la sua navigabilità. Con l’avvento dell’industrializzazione, però, ha dovuto pagare un pesantissimo prezzo in termini di inquinamento. Questo a causa della presenza di poli industriali, di scarichi agricoli e fognari e di molte opere di depurazione tuttora non completate. L’inquinamento è tale che ormai l’unico tratto ancora balneabile sono i primi trecento metri immediatamente a valle della sorgente.

Anche per il Sarno ci vorrebbe un arconte re ateniese che metta in primo piano la salubrità dell’ambiente e non gli interessi economici di aziende senza scrupoli! I Greci, perciò, mostrano un grandissimo esempio di civiltà, da questo punto di vista anche più evoluta della nostra. Avevano compreso che la terra in cui viviamo è un dono che va curato e salvaguardato come il più prezioso dei tesori. Madre natura non appartiene a noi uomini, per questo, non possiamo pretendere di sfruttarla, rovinarla e modificarla a nostro piacimento. Rispettare l’ambiente vuol dire imparare a coesistere con esso senza arrecare alcun danno, anche perché sulla terra noi siamo solo ospiti che soggiornano durante un periodo limitato; quando il nostro tempo finirà sarebbe bello sapere di aver lasciato qualcosa al nostro pianeta, qualcosa di buono, o almeno di non averlo danneggiato. Così permetteremo alle generazioni future di assaporare e godere delle meraviglie che ci offre la Terra  esattamente come abbiamo fatto noi. Anche per questo dobbiamo ringraziare i Greci e tutti i popoli antichi che ci hanno preceduto; grazie alla loro sensibilità e alla loro cura la Terra si è conservata intatta nei secoli consentendo anche a noi di viverla a pieno.

Ancora una volta dobbiamo stupirci di fronte alla progredita civiltà degli antichi e capire che non potranno mai essere trascinati nell’abisso della memoria collettiva, perdendosi nel tempo, perché i loro valori sono immortali , sempre attuali. Come nel caso di questo emendamento, ci offrono ancora una lezione.

Fonti

“Il primo decreto ecologico della storia e il primo reato di “contaminazione dell’acqua”. Ecco chi riguardavano”. Di Alba Subrizio, dal Mattino di Puglia e Basilicata”, https://www.ilmattinoquotidiano.it/blog/alba-subrizio/42690/il-primo-decreto-ecologico-della-storia-e-il-primo-reato-di-contaminazione-dellacqua-ecco-chi-riguardavano.html

https://www.unipa.it/dipartimenti/cultureesocieta/riviste/hormos/.content/documenti/14_Roberta_Fabiani_Hormos_10_2018.pdf

https://www.benjerry.it/whats-new/2020/11/extreme-weather-events

https://www.radarmagazine.net/sarno-recupero-fiume/