“La legalità è un sentimento”. Questo il titolo del saggio presentato alla comunità scolastica dal professore Nando Dalla Chiesa, docente ordinario di “Sociologia della criminalità organizzata” e di “Sociologia e metodi di educazione alla legalità” presso l’Università Statale di Milano. Il suo impegno non si limita all’ambito della ricerca e dell’insegnamento universitario: infatti, fin da giovane si è dedicato alla politica, partecipando al movimento studentesco durante gli anni ’70 e arrivando a fondare nel 1985 “Società civile”, un movimento di opinione che vedrà aderire personaggi di spicco come Paolo Brera, Alberto Martinelli e Giampaolo Panza. Un impegno costante e portato avanti con  dedizione per far fronte alle problematiche endemiche della società siciliana, da parte di chi l’ha vissuta e toccata con mano fino a vedere il proprio padre morire nella difesa di una legalità che non si ferma ai soli discorsi, ma si espone a  pagare il prezzo più alto. L’incontro con Dalla Chiesa, tenutosi nel pomeriggio di venerdì 9 Febbraio nell’Aula magna Capossela, ha visto gli studenti partecipare con grande attenzione all’ intervento del professore, pronti a farsi promotori di un cambiamento che dovrebbe investire anche la cittadinanza torrese. Ad aprire l’incontro sono stati i saluti della Dirigente Scolastica Tiziana Savarese che, alludendo a recenti episodi di cronaca locale, ha sottolineato come  eventi di questo tipo contribuiscano ad accendere nei ragazzi la scintilla della legalità. Dopo una presentazione della biografia del professor Dalla Chiesa, curata dalla 5 ASP,  l’illustre ospite ha speso parole sulle culture funzionali e compatibili col fenomeno mafioso, mettendo in evidenza come esso non sia qualcosa di esclusivo alla società siciliana, ma che “la compatibilità tra culture che sono funzionali alla mafia crea, ad esempio, la mafia in Lombardia”. Sollecitato da una domanda su Pier Paolo Pasolini e sulla necessità di figure intellettuali paragonabili allo scrittore,  il professore ha affermato: “Ho nostalgia del Pasolini degli anni ’70, ad oggi intellettuali come lui non ce ne sono. Tante volte penso che ci vorrebbe un “Pasolini”, qualcuno capace di parlare con semplicità. Per parlare di mafia serve qualcuno in grado di semplificare, di prendersi le critiche che arrivano da questa semplificazione”.

La mafia fonda la sua egemonia soffocando la memoria:  questo è stato possibile perché una parte dell’Italia si è rifiutata di usare questo nome. Non si ammetteva che in Lombardia ci fosse la mafia. Il mondo tace, ha perso la memoria, si rifiuta di entrare nelle contraddizioni della storia, il mondo ha dimenticato la guerra e per questo continua ad essere insanguinato da guerre. Pretendiamo la memoria, ma non la coltiviamo. Una mera commemorazione è spesso solo un’imbalsamazione della memoria, mentre ricordare significa rielaborare. Commentando il titolo del suo libro, Dalla Chiesa ha continuato: “La legalità è un sentimento che va coltivato. L’educazione non ha una direzione sola, a volte ho imparato anche dai più piccoli. Vi è un continuo deficit nell’umanità, nonostante si parli spesso di diritti umani, c’è una tendenza a considerare il dolore degli altri con superficialità”. Si è trattato di un incontro toccante e formativo che, proprio in quanto tenutosi in una cittadina che continua a lottare contro la subcultura omertosa della criminalità organizzata, rappresenta per noi giovani un appello alla consapevolezza di ciò che ci circonda, senza nascondere la verità sotto un velo di ipocrisia.

 

Nunzio Pagano 5 ASP