Visita all’Azienda agricola biologica di Terzigno: un’esperienza tra natura e tradizione
Giovedì 6 marzo la classe 3ES del nostro Liceo, accompagnata dalla prof.ssa Vincenza Pirozzi e la prof.ssa Marcella Cuomo, si è recata in visita all’azienda agricola biologica, situata in via Amati a Terzigno, un comune in provincia di Napoli dove la viticoltura, la produzione di vino e di prodotti biologici, come i piselli, rappresentano le principali risorse per l’economia locale.
Negli ultimi anni, grazie all’impegno dei cittadini e delle imprese del territorio, questa zona è protagonista di un’importante valorizzazione delle sue eccellenti risorse enogastronomiche, avendo riscoperto i benefici che solo la qualità e l’autenticità dei prodotti possono apportare. Nell’ambito del progetto “Alimentazione sana e sostenibile”, che ci ha consentito di approfondire l’importanza e il significato della sostenibilità ambientale, di comprendere le reali problematiche ambientali legate all’ agricoltura moderna e di riflettere sull’importanza di una dieta equilibrata, abbiamo visitato un’azienda agricola specializzata nella coltivazione prevalentemente di piselli centogiorni, senza l’impiego di fitofarmaci e sostanze chimiche. Infatti, così come ci è stato chiaramente spiegato, le piante non presentano tracce di verderame e sono una specie autoctona non ibrida, ovvero originaria del territorio. Tuttavia, questa coltivazione non è tipica di Terzigno, ma anche di altre località vesuviane come Pollena e Ottaviano.
Un aspetto che ci ha sorpreso della visita è stato scoprire come il suolo, di origine vulcanica e ricco di materiale piroclastico, sia particolarmente fertile e non necessiti di concime, ad eccezione del letame animale, prima della semina. Ciò, nello specifico, conferisce ai piselli delle determinate proprietà organolettiche, tra cui l’elevato grado brix, cioè un’estrema dolcezza particolarmente apprezzata in ambito gastronomico.
Proseguendo il nostro percorso, abbiamo osservato la presenza di pozzi per il recupero dell’acqua piovana, un ottimo sistema che consente di riutilizzare l’acqua nei mesi estivi. In realtà, fino al mese di giugno le coltivazioni non sono irrigate e per evitare lo sviluppo di malattie fungine, le piante non devono mai toccare il terreno bagnato.
Per tale motivo l’agricoltore deve adottare e mettere in atto una serie di tecniche agronomiche, tra cui la cimatura, per aumentare la produttività e deve utilizzare dei sostegni in legno e dei fili intrecciati o una rete con l’obiettivo di proteggere i fusti dal forte vento. Inoltre, abbiamo anche scoperto quanto sia impegnativo il lavoro manuale in quest’azienda: dalla semina alla raccolta dei baccelli, tutto viene eseguito a mano, cioè senza l’ausilio di macchinari industriali, e le coltivazioni vengono periodicamente spostate e alternate affinché le piante non sviluppino il phylum Nematoda o Nematodi, cioè dei vermi che danneggiano gravemente intere colture. Tale processo richiede grande dedizione e, nonostante ciò, nel caso della piantagione dei piselli da noi visitata, in termini di quintale per ettaro le piante producono di meno rispetto alle altre.
L’importanza del consumo di prodotti a “chilometro zero”
A rendere ancora più speciale questa giornata è stato il magnifico paesaggio che abbiamo ammirato: distese di piante di piselli si alternano a fusti di fave, alberi verdi e Heliopsis gialli, con il Vesuvio sullo sfondo. Un panorama che ci ha ricordato quanto sia fondamentale rispettare e valorizzare il nostro territorio con piccole accortezze. Tra queste una delle più rilevanti è l’informazione sui prodotti che quotidianamente consumiamo e sul metodo di coltivazione adoperato, che preferibilmente dovrebbe essere rispettoso dell’ambiente. Seguendo questa prospettiva, bisognerebbe incrementare il consumo di alimenti locali, limitando i lunghi trasporti che ne alterano le proprietà organolettiche e favoriscono l’inquinamento ambientale per l’emissione di carburanti. Optare e scegliere in modo consapevole prodotti del nostro territorio, che rispecchino il concetto di “chilometro zero” o “filiera corta”, significa non solo favorire un’alimentazione più sana, ma anche sostenere le piccole aziende agricole, come quella da noi visitata, che preservano le tradizioni e la biodiversità locale.
Roberta De Rosa – III E scientifico
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