Un Paese che dimentica, una Resistenza che resiste
Chiunque, fuori del caso preveduto dall’art. 1, pubblicamente esalta esponenti, principii, fatti o metodi del fascismo oppure le finalità antidemocratiche proprie del partito fascista è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa fino a lire 500.000. La pena è aumentata se il fatto è commesso col mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione o di propaganda. La condanna importa la privazione dei diritti indicati nell’art. 28, comma secondo, n. 1, del Codice penale per un periodo di cinque anni.
Legge Scelba, articolo 4 (1952)
Nelle ultime settimane si sono verificati, purtroppo non di rado, spiacevoli eventi. Infatti, mentre alcuni festeggiavano l’anniversario della liberazione d’Italia dai nazisti avvenuta nel 1943 in maniera “sobria”, ad Ascoli Piceno, nelle Marche, una cittadina ha deciso di affissare al proprio panificio un lenzuolo bianco con l’iscrizione in rosso “25 Aprile buono come il pane, bello come l’antifascismo”.
Questo striscione ha fatto molto scalpore sui social, poiché la proprietaria dell’attività, Lorenza Roiati, sarebbe stata identificata per ben tre volte da diversi agenti di polizia. Sono persone come Lorenza Roiati quelle che dovrebbero essere chiamate “Cittadino”, ovvero coloro che lottano, nonostante tutte le intimidazioni e identificazioni, contro l’apologia fascista.
Il 26 aprile 2025, circa cento persone si sono radunate a Como per commemorare la cattura di Benito Mussolini, avvenuta mentre tentava la fuga verso la Svizzera. Nonostante l’iniziativa fosse una chiara celebrazione del fascismo, le forze dell’ordine hanno preferito proteggere i manifestanti neofascisti con cordoni di sicurezza, mentre hanno proceduto ad identificare coloro che si sono dichiarati apertamente antifascisti.
L’ennesima manifestazione neofascista si è verificata anche la scorsa sera, 29 Aprile, a Milano. Qui centinaia di persone si sono nuovamente riunite, come consuetudine, per ricordare l’uccisione di Sergio Ramelli (studente ucciso nel 1975 da esponenti del partito di estrema sinistra). La manifestazione, come prevedibile, è diventata l’ennesima scusante per commemorare il fascismo.
Durante la manifestazione neofascista, un uomo ha suonato dal balcone di casa sua “Bella ciao”, l’inno partigiano. Un gesto solitario, ma che risuona come un “fiat lux” in un clima cupo: una speranza per l’Italia, memoria viva della resistenza. L’uomo è stato offeso dai manifestati e intimorito, ma lui, cittadino doc, ha continuato orgoglioso ad intonare l’inno.
Lo Stato, e più in generale i suoi cittadini, devono abbandonare e lottare contro questa forma mentis del tutto sbagliata i cui principi sono tutto l’opposto della nostra Costituzione che sono: libertà, uguaglianza, pari dignità e tutela dei diritti umani e inviolabili.
«È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.
XII Disposizione transitoria e finale della Costituzione della Repubblica Italiana
Antonio Cinquegrana
IIIA Linguistico
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