L’idea è originale, la rappresentazione fluida, coinvolgente, intensa. Nella sua semplicità lo scenario assume i contorni delle storie che la protagonista propone in rapida successione. La musica è l’elemento trainante e la voce armoniosa accompagna l’intero spettacolo, trasmettendo forti emozioni e profonde riflessioni.

La storia si sviluppa attraverso le invenzioni della signora Lea, rinchiusa in una clinica psichiatrica, denominata “Donnamore”, riportando in scena grandi personalità femminili della storia.

Sul palcoscenico si susseguono, così, diverse donne, che la protagonista incarna con accorata partecipazione, rivelando alle altre ospiti-pazienti della clinica, di averle sognate e di essere stata posseduta dal loro spirito.

Da Hatshepsut ad Agape, da Didone alla Madonna, da Ipazia a Francesca da Rimini, da Giovanna d’Arco ad Anna Frank ed infine Madre Teresa di Calcutta, l’universo femminile è pienamente rappresentato in un dramma senza tempo.

D’effetto l’interpretazione di Agape, che riporta ai nostri giorni la condizione della donna ai tempi dell’antica Grecia, sfruttata per la sua essenza di procreatrice e non valorizzata come essere umano. Dimensione questa che fa riflettere, in quanto ancor oggi, in alcuni paesi del mondo, la donna è considerata un puro oggetto, sottomessa e priva di libertà di pensiero e di azione.

Il messaggio corale di queste donne é diretto, forte, di grande attualità: la forza travolgente dell’amore, il dolore straziante di una madre che perde un figlio, la speranza di un’adolescente che, pur nella tragedia della deportazione, intravede una “stella luminosa”, una figlia che implora il padre, perché da tutti giudicata pazza.

Il progetto dello spettacolo è nobile ed ambizioso: creare un sostegno concreto ai figli delle donne che hanno subito violenza; sensibilizzare, attraverso un’esperienza visiva ed emotiva, il pubblico affinché si possa finalmente arrivare ad una società senza discriminazioni e disuguaglianze tra i sessi.

Simona Lucibelli IV F scientifico