MediterraneoSenza alcun dubbio, l’area del Mediterraneo è una delle più antiche zone del mondo. Essa ha sempre rappresentato un crocevia in cui l’intreccio di popoli di varie etnie e di culture differenti ha dato origine, come in una sorta di esplosione multietnica, alla diversità che ancora oggi ci caratterizza come europei. Sin dall’antichità, il Mediterraneo è stato il mare solcato da   numerose civiltà ma anche il teatro di guerre che hanno lasciato la loro impronta nella mentalità collettiva. Il Mediterraneo può essere considerato un vero e proprio specchio di civiltà: in quel bacino si sono susseguiti imperi e popoli diversi che hanno scelto proprio le terre che vi si affacciano  per fondare le loro civiltà attratti, ovviamente, sia dalla prosperità che dalla  posizione geografica. La regione mediterranea è stata sia la culla di tre importanti religioni, cristiana, islamica ed ebraica, ma anche l’area in cui sono nate le più importanti filosofie che ancora oggi hanno un forte influsso sulla società moderna.

 Fino a quando non venne scoperto il continente americano da parte di Cristoforo Colombo nel 1492, tutte le terre allora conosciute guardavano al Mediterraneo che un’importante  area di commercio e di transito delle merci tra il mondo occidentale e quello orientale. Il Mediterraneo – denominato “mare nostrum” dai Romani dopo la conquista di Cartagine – è stato anche il teatro di numerose leggende e della letteratura epica. Basti pensare al viaggio di Ulisse prima di ritornare nella sua Itaca o al viaggio di Enea, fondatore della società romana, e ai viaggi realmente accaduti come quello di San Paolo per affermare la parola di Cristo. Ormai, però, i tempi sono cambiati in modo drastico e con essi anche il ruolo del Mediterraneo, modificatosi in modo radicale. Il mare che bagna i nostri confini e che circonda le nostre terre viene visto non solo come una vera e propria barriera che separa realtà completamente diverse, ma anche come uno spazio chiuso. Quella stessa zona che un tempo è stata un’area di unione di popoli oggi rappresenta, invece, il teatro in cui popoli interi transitano per trovare al di là della sponda una terra in cui non vi siano né guerre né povertà. Con il passare del tempo la diffidenza di chi viene dal sud del Mediterraneo cresce sempre di più; con essa, la distanza tra “noi” e “loro” aumenta notevolmente, a tal punto che le nostre terre sembrano essere molto più lontane dalle loro di quanto non lo siano nella realtà. Ma allora, come possiamo cambiare la situazione per far sì che il Mediterraneo non rappresenti più una barriera, ma una zona di contatto, come era un tempo? Esiste realmente un modo? La miglior ricetta è nel creare un rapporto con chi viene al di là del Mediterraneo con una forte e solida relazione che, di conseguenza, ci può permettere di avere una visione maggiormente chiara circa i motivi per i quali si intraprende un vero e proprio viaggio della speranza. Concludo ricollegandomi a una famosa frase di Paulo Coelho: “Quando si avvicina uno straniero e noi lo confondiamo con un nostro fratello, poniamo fine a ogni conflitto. Ecco, questo è il momento in cui finisce la notte e comincia il giorno”.