‘Dentro il vulcano’: una magnifica eruzione di colori
Una galleria di arte contemporanea, un’esplosione di creatività: ecco in cosa si è trasformato in questi giorni il municipio di Boscotrecase grazie alla mostra “Dentro il vulcano. Magma creativo”, che si è proposta l’obiettivo di diffondere l’amore per l’arte nel territorio vesuviano. Gli artisti (De Vivo, Ciao, Carotenuto, Matrone, Cosenza, Chiariello, Vanacore, Bigal, Neotto, D’Ambrosio, Del Gaudio e D’Argenio) come scrive il prof. Antonio Carotenuto, direttore artistico, nel presentare la mostra, “hanno voluto sfidare con i loro pennelli, matite appuntite, scalpelli, gomme, temperamatite, il potere del palazzo dell’avere, del prendere e dell’indifferenza”, con l’aiuto anche dei musicisti (il prof. Catello Cannavale) “con le note del cuore” e degli attori (l’associazione “Le voci di dentro”) “con le parole del sentimento”, per “rompere il silenzio e dare un nome a tutte le cose … in particolare alle cose perse”. A conclusione di quest’evento abbiamo voluto intervistare il prof. Carotenuto, che non solo ha organizzato la mostra, ma vi ha anche esposto la sua opera Beyond, che simboleggia, attraverso la natura, la rinascita spirituale dell’uomo.
Com’è nata l’idea di fare una mostra collegando l’arte al nostro vulcano?
Perché in giro c’è tanta di quella energia che vuole venir fuori e io ho associato, ho paragonato quest’energia a quella che c’è dentro il vulcano. Questo vulcano metaforico poi è eruttato, è venuto fuori con l’esporre. Il vulcano con l’eruzione fa uscire la sua energia. Esporre significa proprio eruttare, mettere in mostra l’eruzione, che quando avviene mette a sua volta in mostra tutta la bellezza del vulcano, costruttiva e distruttiva. In questo caso (l’ho scritto anche sulla mia pagina Facebook) per me quest’eruzione di colori è festa per il paese. Questa mostra è come dare colore. Così ho pensato al vulcano: dentro il vulcano c’è un’energia nascosta che vuole venir fuori.
In un momento in cui tanto si parla della potenziale distruttività del vulcano un evento espositivo di questo tipo suscita ancor più emozioni nel visitatore. Pensa che a prevalere sia il turbamento o emozioni legate al senso di appartenenza o quali altre?
Qui c’è un percorso che parte dal basso proprio per dare l’idea alla persona dell’innalzamento, della risalita, di quando sta per avvenire qualcosa: quando sta per nascere un bimbo, quando sta per arrivare un evento importante. L’emozione, l’emozione qual è? Dove sta? Sta nel vedere queste cose che io non riesco a definire, io quasi sono imbarazzato perché non so quale opera è la più bella. Cioè io di fronte a tutte le opere non ho trovato una bellezza inferiore o superiore ad un’altra. Quindi ci sono tantissime emozioni: c’è il magma. Gli artisti sono magmatici, se non si è magmatici non si può essere artisti. Gli artisti, ma tutti quelli che hanno un’abilità,che danno un contributo alla società sono magmatici. Cioè se non si è un po’ energici si diventa piatti, orizzontali. Io faccio sempre questo paragone: la linea orizzontale è come vedere un morto, vedere l’orizzonte, dove finisce tutto. Tutti pensano a quanto sia bello l’orizzonte, ma esso è la fine, la fine di un punto di vista. Il punto di vista finisce, come tutte le cose finiscono, in una linea piatta.Pensiamo all’ elettrocardiogramma piatto.
Che significato ha per lei aver aperto il palazzo comunale, sede principalmente di attività burocratiche e amministrative, all’arte e in maniera particolare ad una mostra che ha come oggetto il vulcano, simbolo di questo territorio con i vissuti ad esso correlati? Che impressioni le ha suscitato esporre in una sede così anticonvenzionale?
Ci sono diversi motivi per cui ho accettato di organizzare questa mostra: uno è quello di condividere quello che si fa con gli altri ed è la prima cosa che penso, anche perché faccio l’insegnante e insegnare significa proprio condividere, di continuo; due era la pallina che rimbalzava e che io ho preso al volo perché era un’opportunità, forse per entrambi, perché il fatto che ti venga detto “c’è bisogno di organizzare una mostra” ti apre la mente e ti fa fare cose che veramente nemmeno immagini fino a tre giorni prima, un giorno prima, mezz’ora prima. Però succede, e quando succede io amo fare le cose in un certo modo e ora penso che meglio di così non si può. Se guardiamo questa scena, se ci giriamo, vediamo questi colori che dal rosso, dal rosa passano al blu, al fluorescente, ai colori forti e sentiamo questa musica che crea un discorso direi quasi “quadridimensionale”. Qui sembra di non stare in un piccolo paese come Boscotrecase. E poi è stata una cosa di orgoglio personale, perché non era a “casa mia”. Nella “propria casa” tutti possono esporre. Quando sono loro che ti chiedono e che ti considerano è un motivo di orgoglio, una soddisfazione e quindi già questo mi ha appagato di tutto il lavoro.
Un lavoro che sicuramente non è stato vano, dato che ha offerto agli abitanti di Boscotrecase e dei paesi limitrofi, anche nell’ambito del Festival della cultura europea e grazie al contributo dell’amministrazione comunale (e in particolare del sindaco Agnese Borrelli), un’occasione di arricchimento e di crescita culturale. Non ci resta che sperare che questo non sia che il primo di simili eventi e che la diffusione dell’arte e della cultura abbiano sempre un ruolo di primo piano poiché è anche grazie a iniziative come questa che possiamo costruire un domani migliore.
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