Negli ultimi tempi il comune di Torre Annunziata è stato oggetto di cronaca per vicende relative alla corruzione. Risale, infatti, allo scorso 29 dicembre la notizia dell’arresto del dirigente dell’ufficio tecnico comunale, accusato di avere intascato una tangente del valore di diecimila euro nell’ambito di un appalto per l’adeguamento delle aule scolastiche alle normative anti-Covid. Purtroppo tale vicenda non è stata un caso isolato nella storia di Torre Annunziata. In passato si sono verificati episodi di notevole gravità, come quelli che nel 1993 hanno portato perfino allo scioglimento del consiglio comunale per diciotto mesi da parte del Ministro dell’Interno. Dalle indagini condotte tra il 1990 e il 1993 emersero numerose collaborazioni tra la pubblica amministrazione di allora ed esponenti di organizzazioni camorristiche. Nel decreto di scioglimento pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale c’è scritto che furono riscontrate varie anomalie nel settore dell’abusivismo edilizio e dell’abusivismo commerciale. Inoltre gli appalti comunali risultavano aggiudicati sempre alle stesse imprese. Ma questa realtà, la quale rappresenta un’ombra nella nostra bella città, la accomuna a tanti altri luoghi dell’intero territorio nazionale.

La conoscenza effettiva del fenomeno della corruzione tanto dilagante è un processo non semplice, ma certamente fondamentale per lo scopo oramai secolare di arginare una vera e propria emergenza mondiale. La corruzione politica continua ad essere un fenomeno radicato e rappresenta uno dei maggiori handicap per il percorso di sviluppo economico e civile della nostra nazione. Ancor più allarmante è nel Mezzogiorno, dove si combina con l’influenza della criminalità organizzata. Da Tangentopoli a oggi la corruzione che interessa direttamente i detentori di cariche pubbliche non solo risulta in aumento, ma presenta caratteri nuovi.  Risulta sempre più «privatizzata», indirizzata cioè al raggiungimento di vantaggi personali piuttosto che al sostegno dei partiti, come in passato; e si instaura intorno a reti politico-affaristiche che crescono di più a livello locale e regionale e tramite i principali partiti manipolando la gestione pubblica a favore dei propri interessi.  Secondo le indagini svolte dall’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) quasi tutte le Regioni sono risultate coinvolte dal fenomeno. Gran parte delle vicende riguarda gli appalti pubblici, la restante parte si rivolge a procedure concorsuali, procedimenti amministrativi, concessioni edilizie, corruzione in atti giudiziari, ecc. Nell’ambito degli appalti, il settore a maggior rischio di corruzione è quello inerente ai lavori pubblici. Nelle gare per la realizzazione di interventi di riqualificazione e manutenzione di edifici, strade e messa in sicurezza del territorio, sono stati censiti innumerevoli episodi di corruzione, pari al 40% del totale. A rischio anche il comparto legato al ciclo dei rifiuti (22% del totale) e quello sanitario (13%). Tuttavia dall’analisi dell’Anac si evince anche che l’Italia ha compiuto molti passi in avanti nell’ambito della lotta alla corruzione, ottenendo risultati riconosciuti dai più autorevoli organismi internazionali come Onu, Commissione europea, Ocse e Consiglio d’Europa.

Per frenare i rischi della corruzione, l’Anac ritiene che sia essenziale attuare strategie di prevenzione e una di queste è insistere sulla promozione di una maggiore coscienza civica del cittadino. Dal PTPCT (Pianno Triennale di Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza) si evincono delle percentuali sulla percezione che i cittadini italiani hanno della corruzione. Esse evidenziano una notevole differenza tra Nord e Sud, in quanto al Sud solo l’8% dei cittadini ritiene che la corruzione sia poco diffusa o addirittura assente, mentre al Nord si parla del 34% della popolazione. Tuttavia, a fronte di tale conoscenza, l’Istat afferma, secondo opportuni studi, che un terzo della popolazione ritiene inutile denunciare la corruzione e un quarto di essa ritiene sia pericoloso farlo. In effetti un atteggiamento che favorisce questo reato è proprio l’omertà, profondamente radicata nelle persone e dettata dalla paura. Contro la corruzione oltre a leggi rigide, che puniscano questo grave reato, occorre anche un progetto educativo, che allontani soprattutto le nuove generazioni da una vita che comporta gravi danni sociali e personali.

 

Rossella De Simone, Simona Farina,  Alice Mastellone