Il 6 aprile 1896 vide la nascita dei cosiddetti Giochi olimpici dell’era moderna. Essi prendono il nome da una città dell’Antica Grecia, Olimpia, presso la quale si svolgevano i Giochi olimpici antichi e dove si recavano i migliori atleti per confrontarsi in competizioni sportive in onore di Zeus, re degli dei. I primi giochi olimpici si svolsero nel 776 a.C., anche se la loro origine probabilmente è più antica. All’inizio essi erano costituiti unicamente da una gara di corsa di 190, alla quale si aggiunsero, poi, altri sport, come pugilato, lotta, pentathlon, corse ai cavalli e con i carri, ed il pancrazio, che era una sorta di unione tra lotta e pugilato. Essi si svolgevano e si svolgono tuttora ogni quattro anni, e questo intervallo di tempo presente tra due celebrazioni divenne noto come Olimpiade. I Greci utilizzavano tale metodo anche per contare gli anni. Durante il loro svolgimento, la cui durata era di cinque giorni, venivano sospese le guerre in corso nella cosiddetta Tregua Olimpica, in quanto i Giochi erano considerati sacri. Ad essi non potevano prendere parte gli stranieri, gli schiavi, gli assassini e addirittura non vi potevano assistere le donne. I giochi olimpici antichi iniziarono gradualmente a perdere di importanza con l’aumento del potere Romano e l’avvento del cristianesimo, che divenne la religione principale dell’impero Romano, tant’è vero che nel 393 d.C. vennero vietati dall’imperatore Teodosio I considerandoli una spettacolo pagano. Intorno al 1875 e il 1881, degli archeologi tedeschi ritrovarono le rovine della città Olimpia, suscitando nuovamente l’interesse nei confronti dei giochi antichi. Il 25 novembre 1892, Pierre de Coubertin, che era un barone francese, propose di ricreare giochi simili a quelli dell’antica Grecia che comportassero la formazione dei giovani tramite competizioni sportive, e non tramite la guerra, e di conseguenza che fungessero da strumento di pace tra i popoli. I Giochi olimpici moderni nacquero, così, il 6 aprile 1896 ad Atene, in Grecia, proprio dove avevano luogo i Giochi olimpici antichi e fu istituito il CIO, Comitato Internazionale Olimpico per permetterne l’organizzazione. Quest’ultimo stabilì che ogni anno i Giochi avrebbero avuto sede in una nazione differente per sottolineare il carattere universale dell’iniziativa, infatti la seconda edizione avvenne a Parigi. Ad oggi il CIO è guidato dal tedesco Thomas Bach e la sua sede è a Losanna, in Svizzera. Nel 1924 sono stati istituiti anche dei Giochi olimpici invernali, i quali, appunto, comprendono sport invernali, e che non avvengono nello stesso anno dei Giochi olimpici estivi. Successivamente nacquero anche le Paralimpiadi per le persone disabili. Tutte le regole e i principi circa l’organizzazione dei Giochi olimpici, estivi ed invernali, sono contenute nella cosiddetta Carta Olimpica, che è un documento ufficiale approvato dal CIO che ha subito diverse modifiche nel corso degli anni. Infatti inizialmente questa stabiliva l’esclusione delle donne, ma riservava la partecipazione ai soli dilettanti. Nel corso degli anni è stata, poi, accettata anche la partecipazione femminile con l’introduzione dell’atletica e ginnastica femminili ad AmsterdamPer quanto riguarda i simboli olimpici, tra i più noti vi è ovviamente la bandiera olimpica, la quale raffigura cinque anelli intrecciati tra loro che rappresentano i cinque continenti abitati, e quindi l’universalità dei giochi; il colore di ciascun anello e lo sfondo bianco sul quale sono raffigurati indicano il colore delle bandiere di tutto il mondo. Secondo lo schema, il nero rappresenta l’Africa, il rosso l’America, il giallo l’Asia, il verde l’Europa e il blu l’Oceania, anche se talvolta l’Europa viene associata al blu e l’Oceania al verde. Altro simbolo olimpico altrettanto importante è la fiamma olimpica che viene accesa ad Olimpia, portata attraverso la fiaccola, o torcia olimpica, da una staffetta di tedofori nella città che ospita i Giochi, tenuta accesa per tutta la durata di essi e spenta al suo termine, durante la cerimonia di chiusura Esiste , a tal propositi, la famosa frase di De Coubertin che ci viene detta e ripetuta da quando siamo bambini e che ci fa capire che lo sport non equivale unicamente alla vittoria, bensì alla partecipazione e al miglioramento di noi stessi:

“L’importante non è vincere, ma partecipare”

Michela Cirillo  IV E