“Non voglio combattere nessuno con nessuna arma; io non voglio combattere per i miei diritti, i miei diritti devono venire da me”, diceva Bob Marley. Eppure in alcune zone del mondo non sembra cambiato molto, anzi. In Qatar è iniziato un Mondiale che possiamo soprannominare “Mondiale della vergogna”, un’edizione anomala della Coppa del Mondo, la prima della storia ad essere giocata in inverno. Ma non è solo questo il oggetto di polemica: in fin dei conti non è poi così tragico guardare il Mondiale con la copertina sulle gambe e l’albero di Natale a fianco. Ci sono ragioni ben più serie per cui Qatar 2022 ha sollevato un polverone di polemiche, dalla corruzione alla completa assenza di diritti umani in un paese che, a quanto pare, nuota nel denaro ma allo stesso tempo in un grave stato di arretratezza culturale. C’è entusiasmo per le nazionali che scendono in campo ma, una volta usciti dallo stadio, ci si può rendere conto dello spaventoso divario che c’è fra uomini e donne in questo paese del Medio Oriente. Se ci facciamo caso, risulta infatti molto raro vedere una donna sulle gradinate di stadi ipermoderni, costruiti sfondando il muro dei diritti umani. Ma qui ci arriveremo dopo.

Passeggiando per le strade del Qatar, tra una partita e l’altra, ci si sente piccoli tra gli imponenti grattacieli e il lusso sfrenato che pervade le città ospitanti. Ma allo stesso tempo si può notare come le donne siano soggette a dure restrizioni, su tutte l’obbligo di portare il velo. Da poco è stato loro riconosciuto  il diritto di voto, ma per il resto la situazione resta critica. Per non parlare poi degli stadi, : nella costruzione degli impianti hanno perso la vita circa 6500 operai, migranti trattati come degli schiavi, un numero mostruoso a testimoniare l’assenza di sicurezza contro cui hanno dovuto lottare gli addetti ai lavori. Ma la cosa ancora più grave è il silenzio da parte del governo qatariota, che resta totalmente indifferente di fronte ad uno scandalo mai visto prima. Una vergogna assoluta sfruttare lavoratori migranti e metterli in estremo pericolo per costruire stadi che, dopo il Mondiale, risulteranno completamente inutili (alcuni verranno addirittura smantellati). E intanto 6500 persone hanno perso la vita nel silenzio più totale.

Gli stadi, inoltre, hanno anche un disastroso impatto ambientale in un momento di durissima crisi energetica mondiale: per far fronte al gran caldo del Qatar, all’interno degli stadi l’aria condizionata è costantemente accesa, provocando in questo modo un dispendio energetico elevato che senza dubbio peserà e non poco per il nostro pianeta.

Altre polemiche sono poi sorte in seguito al divieto da parte della FIFA ai calciatori di indossare la fascia da capitano “One Love”, contro ogni discriminazione a sfondo omofobo e a sostegno della comunità LGBT, fortemente discriminata in Qatar. Diverse nazionali avevano intenzione di indossare la fascia, come ad esempio Francia, Belgio, Inghilterra e Germania. Proprio la formazione tedesca, nella foto di rito prima della partita contro il Giappone, ha protestato coprendosi la bocca. Questo il messaggio della Federcalcio della Germania dopo il gesto dei suoi calciatori: “Negarci la fascia equivale a negarci la voce”. Tuttavia ad indossare la fascia ci ha pensato la Ministra degli Interni tedesca, Nancy Faeser, seduta proprio di fianco al presidente della FIFA, Gianni Infantino. Proprio in seguito a questa vicenda, Philipp Lahm, leggenda della Germania, ha deciso di non partire per il Qatar. La cosa imbarazzante è che, tra tutte queste polemiche dall’incredibile impatto mediatico, l’emiro del Qatar, durante la cerimonia d’apertura, inneggiava ad un Mondiale all’insegna della democrazia e dei diritti umani, come se non fosse successo nulla.

Ma la colpa è soprattutto dalla FIFA, che nel lontano 2010 si è lasciata sedurre dal vile denaro messo in tavola dal Qatar, senza curarsi dello scarso rispetto dei diritti umani e delle contraddizioni che caratterizzano il paese mediorientale. Alla fine i dati sono sconfortanti: il Mondiale qatariota è al momento uno dei meno seguiti della storia. Tanti soldi, ma alla fine a trionfare sono state polemiche e fallimento.

 

Giuseppe Garofalo
1A Classico