Il giorno 13 marzo 2023, gli alunni che frequentano il quarto anno del Liceo Pitagora- B. Croce hanno avuto la possibilità di  dialogare con Lorenzo Marone, autore del testo “Le madri non dormono mai”.

La lettura del romanzo proietta il lettore nella quotidianità dell’ICAM, una struttura di detenzione in cui vengono ospitate le prigioniere e i loro figli.

Si ha la possibilità, così, di apprendere i dettagli su una realtà oscura di Napoli, quella del rioni più degradati e sulle  vite delle persone che li popolano. Ospiti dell’ istituto sono Amina, scappata dalla Nigeria, che per sopravvivere sarà costretta a prostituirsi; Melina, una bambina  che osserva il mondo e lo trascrive sul suo quaderno. Poi, tra le  detenute seguiamo in particolare l’inserimento nella struttura di Miriam che, per proteggere la vendita illegale di armi del marito, si ritroverà a rinunciare alla propria libertà e a negarla anche a suo figlio Diego.

Diego è un bambino generoso che non si uniforma alla cultura della violenza del suo rione,  ma resta sensibile ed onesto anche nel carcere, che sarà per lui paradossalmente il luogo migliore per crescere.

Attraverso varie modalità di espressione ,come la musica, il disegno, la scrittura e i power point, gli alunni hanno elaborato vari prodotti per illustrare le tematiche affrontate nel romanzo.

Nel campo musicale si ha avuto la possibilità di approfondire l’importanza della figura genitoriale, facendo riferimento alla canzone di Coez “E Yo Mamma”, nella quale il cantante ringrazia la madre per essergli stato accanto e per aver ricoperto anche il ruolo del padre. Quindi come a Coez manca la figura paterna, così Diego, con il padre in carcere, si ritrova ad affrontare la vita accompagnato dalla sua forte mamma, che cercherà di proteggerlo lottando per lui. In effetti però, Miriam non gli dimostra apertamente il bene che prova nei suoi confronti,  ma cerca di insegnargli ad essere un “vero uomo” e quindi tenta di inculcargli valori quali il rispetto, la forza che non esercitano su Diego alcuna attrazione in quanto Diego possiede un animo sensibile e aperto alla fratellanza e alla solidarietà. Infatti nell’ istituto di pena trova la possibilità di mostrare veramente se stesso aiutato dalle relazioni sincere che stringe con gli altri bambini e con alcuni dei responsabili dell’ istituto.

In ambito artistico e letterario, alcuni studenti si sono dedicati alla rappresentazione di Diego su un cartellone, disegnandolo all’interno dell’ICAM, con i relativi insulti impressigli sulla pelle ; si è  passato , poi, alla illustrazione  di un sequel che descrive la svolta di vita di Miriam, che dopo la dolorosa perdita del figlio decide di impegnarsi  a rendere nota presso altri giovani l’ esperienza tragica del figlio al fine di evitare che altri giovani subiscano la stessa sorte .

Altri ragazzi si sono impegnati nel trascrivere le parole che più efficacemente esprimono il contenuto del romanzo. Le più utilizzate sono state  “rabbia” o “amore”  .

Si sono poi cimentati nella ricostruzione del quaderno di Melina, immaginando quali parole i personaggi del racconto avrebbero trascritto in un loro diario. A Greta, la psicologa del carcere,  sono state accostate parole come “ascolto”, riconducibile alla sua stessa professione e “maternità”, in quanto madre delle detenute, del suo stesso padre ed anche, per un breve periodo, di un bambino in affido. Abbiamo appreso, inoltre, che l’autore ha aggiunto molte battute in dialetto  tra Greta e Miriam, in quanto gli psicologi spesso usano il dialetto per potersi avvicinare alle detenute.

È importante ricordare che Lorenzo Marone, prima di cimentarsi nella scrittura del libro, ha visitato di persona l’ICAM  durante la pandemia causata dal Coronavirus e ha potuto osservare i meccanismi che vengono attivati all’ interno di questi istituti e le esperienze dei  vari ospiti.

Ha descritto a noi ragazzi l’ICAM come un luogo finalizzato ad ospitare dei bambini, con le pareti decorate e disegnate con immagini di   dei cartoni animati, con le celle simili a piccole case e  con un parco arredato con le giostre con cui i giovani ospiti possono divertirsi. Anche se agli occhi dell’autore l’ istituto appare come un  asilo, tuttavia la presenza delle sbarre alle finestre, delle guardie e della obbligatoria chiusura delle stanze con l’arrivo della notte rivelano che si tratta di una struttura che limita la libertà delle persone. Inoltre, l’autore sostiene che i bambini, pur vivendo  in una situazione di reclusione, sono seguiti dagli psicologi e accompagnati nella crescita dalle loro mamme e dai pediatri. In effetti, lo stesso Diego all’interno del carcere si sente a “casa”, sente di avere una famiglia, mentre all’esterno sarà solo e costretto ad agire in modi non conformi alla sua personalità.

Infine,  due ragazze hanno suonato e cantato “Il mio canto libero” di Lucio Battisti, testo che  celebra valori come l’ amore e la libertà.

L’ incontro con Lorenzo Marone ha lasciato noi studenti molto soddisfatti perchè ci ha offerto la possibilità di conoscere quanta umanità autentica ci sia all’ interno delle persone che nella nostra società sono condannate e destinate ad una vita di sofferenza e di privazione.