Origini  del conflitto

 

Probabilmente tutti avranno sentito dell’attacco di Hamas allo stato d’Israele. Questo è un piccolo articolo che cercherà di riassumere le principali vicissitudini che ruotano attorno al conflitto, senza avere la presunzione di essere del tutto esaustivo su una guerra che va inserita nell’ambito del lungo conflitto israelo-palestinese.

Lo stato d’Israele nacque nel 1948, per la volontà di dare una patria al popolo ebraico. Israele nacque in territori abitati in gran parte da palestinesi, popolazione di fede islamica. Ci fu una spartizione di territori tra palestinesi e israeliani, con questi ultimi che però furono sempre avvantaggiati con terre più grandi e fertili.  I palestinesi tentarono numerose volte di ribellarsi alla nascita del nuovo stato scatenando numerosi conflitti in cui paesi arabi come Egitto, Siria, Giordania, Libano e Arabia Saudita attaccarono Israele (guerra d’indipendenza israeliana, 1948; guerra dei sei giorni, 1967; guerra del Kippur, 1973), tentando di distruggerlo, fallendo però tutte le volte. Nonostante la netta superiorità numerica delle coalizioni arabe, lo stato israeliano ha avuto sempre dalla sua parte grandi ricchezze a disposizione, un esercito ben organizzato e il supporto occidentale. Nel 1967, a seguito di un conflitto scatenato dagli arabi, Israele occupò la striscia di Gaza (piccolo territorio costituito dalla sola città di Gaza e isolato dal resto dello stato) e la Cisgiordania, territori palestinesi. Con il passare degli anni Israele lasciò sempre più libertà a questi territori che arrivarono ad essere autonomi. Nel 1988 ci fu la nascita dello stato di Palestina, comprendente la Cisgiordania e Gaza. Tuttavia in Cisgiordania continuò ad esserci una massiccia presenza di israeliani, che cominciarono ad inviare coloni in varie zone, il che limitò molto le aree sotto il controllo effettivo delle autorità palestinesi. La striscia di Gaza, che ufficialmente fa parte dello stato palestinese, è controllata da anni dal gruppo fondamentalista islamico Hamas. Esso non riconosce Israele e lo bombarda spesso con missili. Del resto anche le autorità israeliane non rendono facili le cose a Gaza bloccando spesso rifornimenti di vario tipo alla città, che è abitata da oltre 2 milioni di persone che vivono in un territorio piccolissimo, con una delle più alte densità abitative al mondo. Alcuni definiscono Gaza una prigione a cielo aperto.

L’attacco di Hamas                                                                                                                                                    

Sabato 7 ottobre 2023 Hamas ha quindi attaccato Israele. Ma non si è trattato di uno degli attacchi a cui siamo tristemente abituati. È stato ben più massiccio e sanguinoso tanto da provocare centinaia di vittime tra gli israeliani nelle prime ore. Innanzitutto c’è stato un fitto bombardamento che ha utilizzato nel primo giorno 2200 missili, la metà di quelli inviati nel corso di tutto il 2014. Poi mentre gli israeliani stavano ancora cercando di capire ciò che accadeva, una colonna di miliziani di Hamas ha varcato il confine, sbaragliano le scarse difese israeliane (poche e distratte visto il giorno di festa) ed occupano diverse centri abitati  nelle zone meridionali d’Israele. Qui non solo hanno compiuto stragi tra i civili, ma hanno catturato anche dozzine di ostaggi, poi portati a Gaza. La risposta israeliana è arrivata dopo qualche ora. Il premier Benjamin Netanyahu dichiara lo stato di guerra e ordina la mobilitazione dei riservisti. Dopo pochi giorni le forze israeliane riconquistano le cittadine occupate da Hamas e cominciano un assedio durissimo a Gaza, chiudendo le forniture alimentari, elettriche e gli aiuti umanitari. Inoltre anche gli israeliani hanno cominciato a lanciare grandi quantità di missili che in una settimana hanno portato a oltre 2800 vittime tra i palestinesi (quelle israeliane sono state 1300), tra i quali moltissimi bambini. E mentre si prospetta un attacco su larga scala a Gaza, c’è grande preoccupazione per i civili bloccati nella striscia ed impossibilitati a fuggire. Insomma una catastrofe umanitaria.

Potremmo discutere per ore di questioni geopolitiche, storiche e sociali riguardanti il conflitto. Potremmo chiederci come abbia fatto Hamas a cogliere di sorpresa Israele, oppure parlare della disattenzione del governo israeliano e dei suoi apparati. Ma forse alla fine è meglio porre l’attenzione sul fatto che questo conflitto rappresenta il fallimento di anni di trattive e, soprattutto, ci fa capire che la violenza come risposta a tutti i problemi non funziona. Inizialmente un suo impiego può sembrare una risposta facile e veloce a tutti i problemi. In realtà questi non vengono risolti ma solo esacerbati. E, come in una pentola a pressione che rischia di esplodere, alla fine emergono sempre, scatenando un disastro.

Simone Miccio 2a classico