“C’è ancora domani” rappresenta l’esordio da regista di Paola Cortellesi che, interpretato da lei stessa e da Valerio Mastandrea, tocca temi importanti quali la lotta femminista verso l’emancipazione della donna e la questione della violenza di genere attraverso la narrazione delle vicende di una moglie incapace di reagire (ma non per questo passivamente apatica) e in balia di un marito dittatore, figlio del sistema patriarcale, la quale riesce a riscattarsi da un’esistenza tormentata, assaporando una libertà nuova nelle elezioni politiche del 1946, in un inaspettato colpo di scena.

Il pregio principale del film è la sua “digeribilità”, una presentazione eccezionale del fenomeno sessista che non si perde in scenografie e giri di parole complessi, ma che segue una linea coerente di scorrevolezza, tanto armoniosa quanto curata nei particolari. L’esposizione dei fatti è visiva, chiara e materiale; l’ambientazione è impeccabile, come le voci verosimili del dialetto romanesco, ma anche degli attori americani, e i caratteri complementari dei personaggi, blocchi integrati di un contesto evidentemente ben pensato e costruito.

L’attenzione al dettaglio è osservabile nei dialoghi, realisticamente crudi, ma anche nelle “danze” fra i due disgraziati, nel lamento “ipocrita-cristiano” di Ivano alla morte del suo Ottorino o ancora nell’atto finale dove la folla si compatta fermamente al ritmo di A bocca chiusa, di Daniele Silvestri:  le tecniche utilizzate contribuiscono a creare un’atmosfera surreale e suggestiva e a trasmettere allo spettatore il senso del dolore profondo e radicato di Delia.

Infatti anche le musiche giocano una grande parte nel computo totale dei vari elementi, ed è assolutamente interessante l’uso, talvolta, di colonne sonore moderne di sottofondo ad una retrospettiva sul passato, per riproporre in chiave contemporanea la storia e avvicinarla al pubblico.

Il film, dunque, è emotivamente immersivo, tanto da suscitare un senso di colpa sul piano personale nei confronti delle sventure della protagonista, ed è ricco di azione, in un intreccio vivo, carico di  di drammaticità e anche di brillante umorismo, frutto del genio creativo della Cortellesi, debuttante in grande stile.