Un’atmosfera quasi unica, che sembra riportare lo spettatore nel gelido inverno parigino di fine Ottocento. Una storia d’amore dolce, ma struggente e toccante allo stesso tempo. Semplici caratteristiche, quelle de “La Bohème”, composta nel lontano 1895 dal grande musicista Giacomo Puccini. Rappresentata per la prima volta al Teatro Regio di Torino, nel 1896, riscosse un buon successo di pubblico, guadagnando però soltanto in seguito il consenso della critica ufficiale.

Quest’anno il palco del teatro più antico d’Europa, il San Carlo di Napoli, ne ha ospitato la rappresentazione dal 16 al 21 dicembre scorso.

La storia vede come protagonisti principali due giovani parigini, Rodolfo (tenore) e Mimì (soprano), che vivono una situazione economica molto difficile. Abituati a vivere in buie e fredde soffitte, entrambi s’incontreranno per caso la sera della vigilia di Natale e s’innamoreranno. Il loro sogno d’amore, però, verrà ostacolato dalla grave malattia di Mimì, che a causa del freddo e della povertà ha contratto la tisi.

Secondo la sua partitura, Puccini divide l’opera in quattro atti, definiti quadri, e prevede l’utilizzo in modo particolare di archi e fiati. La sua bravura sta nel riuscire a comporre un’opera semplice e concisa.

Gli attori hanno interpretato appieno i personaggi, sapendosi ben immedesimare nel ruolo e alternando con grande abilità la recitazione al canto lirico. In tal modo, hanno ottenuto l’attenzione e l’approvazione di un folto pubblico, che non ha resistito nel premiarli con un lungo applauso. Tra un soprano e un tenore, spiccavano le dolci voci bianche del San Carlo, che nel secondo quadro hanno fatto la loro comparsa, stupendo gran parte del pubblico con un tono soave e leggero.

Un ruolo fondamentale è stato svolto anche dall’orchestra, diretta dal maestro Valerio Galli. Le melodie accompagnavano incessantemente l’opera e variavano a seconda del momento, da dolci e romantiche a patetiche e ricche di suspance.

Tra realtà e spettacolo, la linea di demarcazione non è poi così evidente. Il tema che Puccini sviluppa è quasi del tutto attuale: un amore che va al di là della situazione economica e che va oltre ogni ostacolo che la vita pone, ostacoli grandi e talvolta insuperabili per l’uomo, come la malattia. Una malattia che sembra voler spazzare via tutto, ma che in realtà non vince sul grande amore che unisce i due protagonisti.

 

Dario Gargiulo – III A classico