untitled“L’estate sta finendo” è un documentario trasmesso il 23 settembre scorso su RaiStoria che racconta la storia di Giancarlo Siani, giornalista de “Il Mattino”, ucciso dalla camorra nel settembre del 1985.

Il cortometraggio ospita l’intervento del fratello e della nipote di Siani, degli scrittori Maurizio De Giovanni e Roberto Saviano, di alcuni colleghi e amici di Giancarlo e di Armando D’Alterio, il magistrato che con le sue indagini è riuscito a scoprire i responsabili di quel tragico delitto.

Il documentario ricostruisce gli inquietanti scenari politici e criminali della Napoli degli anni ’80, ma soprattutto aiuta a capire chi fosse Giancarlo Siani: un ragazzo normalissimo ma che allo stesso tempo voleva fare il suo lavoro nel modo migliore possibile. Non era il classico giornalista che aspettava la notizia sulla sua scrivania ma seguiva attivamente le indagini sul campo. Ed è proprio per questo motivo che alcune volte veniva addirittura scambiato per un poliziotto. Siani ha indagato nella sua breve ma intensa carriera giornalistica soprattutto a Torre Annunziata, la cui vita politica e sociale, all’epoca, era fortemente condizionata dalla presenza di organizzazioni criminali potenti e violente: interi quartieri erano sotto il controllo della camorra.

Valentino Gionta, capo dell’organizzazione criminale torrese, era esponente di spicco della “Nuova Famiglia”, che raggruppava tutti i clan vincenti della “guerra” di camorra contro la “NCO” di Raffaele Cutolo. Proprio nella successiva “faida” interna alla “Nuova Famiglia” va individuata la causa della morte di Giancarlo Siani, che nei suoi articoli ricostruiva queste terribili vicende. In uno di essi, con grande intuito, ipotizzava che Valentino Gionta fosse stato arrestato dai carabinieri grazie a una “soffiata” dei suoi alleati, i “Nuvoletta”, che l’avrebbero sacrificato per favorire il ritorno della pace all’interno della “Nuova Famiglia”.

Ma nell’ambito mafioso il tradimento è una delle cose più gravi e così Nuvoletta decise di provare la sua fedeltà a Gionta decidendo di uccidere il giornalista che l’aveva accusato di tradimento.

La notte del 23 settembre 1985 Giancarlo stava tornando a casa a bordo della sua Meahri verde, contento per il suo primo contratto, due mesi alla redazione de “Il Mattino”, ma anche un po’deluso per non essere riuscito a trovare i biglietti per il concerto di Vasco Rossi. Improvvisamente due killer escono dall’ombra e gli sparano a sangue freddo senza neanche dargli il tempo di uscire dall’auto. Chissà se Giancarlo fosse andato a quel concerto…;  magari sarebbe cambiato qualcosa; o forse no, ma comunque resta il fatto che anche da morto Giancarlo continua a combattere contro la camorra, senza articoli stavolta, ma con la speranza che il suo esempio trasmette: tutto può cambiare se si lotta e si crede in ciò che si fa.

Il documentario è piacevole e le opinioni degli ospiti sono molto interessanti.  Il finale è davvero molto originale, con Ludovica, la nipote di Siani, che va ad assistere all’ultimo concerto di Vasco Rossi a Napoli: trent’anni dopo, lo stesso concerto al quale avrebbe voluto partecipare lo zio.

Salvatore Cirillo, III C scientifico