Inutile negarlo, la società odierna è caratterizzata dall’ingente sviluppo delle tecnologie. E a cambiare non sono soltanto gli strumenti, ma anche gli individui che li adoperano. I giovani d’oggi, infatti, sono anche conosciuti con l’appellativo di nativi digitali – dall’inglese Digital native –, termine che designa la generazione di chi è nato e cresciuto in corrispondenza con la diffusione delle nuove tecnologie informatiche (ipod, smartphone, tablet…)

L’approccio diretto con questi strumenti ha quindi plasmato il loro modo di comprendere e comunicare, ma soprattutto influisce molto sul loro modo di vedere la realtà. Per i nativi digitali, infatti, il “virtuale” è realtà tanto quanto quella che si percepisce con i sensi.

E forse è proprio questa la pecca maggiore di questa generazione. Gli esperti definiscono nomofobia il timore cronico di non poter raggiungere il telefono he sta colpendo la fascia di ragazzi tra i 18 e i 25 anni, in particolare soggetti che hanno problemi di autostima e difficoltà ad inserirsi.

Quali sono i rimedi per combattere il diffuso fenomeno della nomofobia?

Il principale metodo per fronteggiare questa malattia è senza dubbio lo sport. Esso infatti non è solo un modo per mantenersi in forma e condurre uno stile di vita sano, ma insegna ai giovani a stare in gruppo, a stringere nuove amicizie, a maturare e a conoscere nuovi aspetti della propria personalità. Permette ai ragazzi di esprimersi con un linguaggio diverso e, oltre ad essere molto efficace quando si avverte la necessità di sfogarsi, lo sport è sinonimo di impegno, desiderio di mettersi alla prova e di superare i propri limiti, donando ad ogni sportivo delle emozioni uniche.

Talvolta lo sport può trasformarsi anche in arte, come accade soprattutto nel caso della danza. Essa, infatti, è un’Arte che si esprime attraverso il linguaggio del corpo con una serie di movimenti detta coreografia (dal greco χορεία «danza» e -grafia). La danza, dunque, può essere interpretata come una forma d’espressione simile alla pittura, la scrittura e la musica.

Quest’ultima, in particolare, non è solo uno “svago”, anzi, secondo Beethoven:

La musica è una rivelazione più profonda di ogni saggezza e filosofia

È parte integrante della giornata di ogni adolescente, riesce a comunicare delle emozioni, riportando alla memoria ricordi piacevoli e non. Per coloro che “vivono di musica” è come se essa andasse a costituire un rifugio sicuro, che li protegge da ansie e preoccupazioni. Non è una novità, inoltre, che la musica sia anche un beneficio. Esiste infatti la musicoterapia, ossia un utilizzo della musica (o del suono) come strumento di comunicazione non-verbale per intervenire in ambito educativo, terapeutico e riabilitativo.

Scontato ribadirlo, la pittura è sempre stata una delle più importanti forme d’espressione nella storia dell’uomo, che si tratti di un ritratto, un paesaggio o natura morta.

L’arte è l’espressione dei sentimenti più profondi nel modo più semplice

È così che la descriveva Albert Einstein, celebre fisico e filosofo tedesco. Dipingere permette di esprimere sensazioni e sentimenti che devono essere comunicati e non si sa come fare, sviluppa l’immaginazione e libera la creatività. È confermato, inoltre, che se fatta in un ambiente non competitivo, rilassante e gradevole, la pittura aumenta l’autostima. Infine, è un’attività che aumenta la motricità – perché insegna a regolare i movimenti della mano – e la concentrazione, essendo un lavoro che richiede impegno e attenzione ai dettagli.

Dulcis in fundo, altra forma d’arte perfetta per educare i giovani a ridurre l’utilizzo dei social network (WhatsApp, Instagram, Facebook…) è la scrittura.

La scrittura ti libera e ti imprigiona allo stesso tempo. Perché diventa parte di te, si trasforma in un’abitudine che non va più via. Ti nutri di ispirazione, di parole contorte, di bozze scritte e riscritte fino a quando non sei giunto a ciò che il tuo cuore voleva. E sebbene il palmo sia quasi tutto sporco d’inchiostro e attorno a te ci siano solo cartacce, sei comunque soddisfatto di quello che hai prodotto, di quello che hai creato. La scrittura è sensazionale, perché ha la capacità di salvarti, e nel momento in cui scegli di fermarti, sederti e iniziare a scrivere, allora diventi una cosa sola con la penna e il foglio, e sei implicitamente il salvatore di te stesso.

Le parole qui riportate sono di un’autrice anonima e descrivono la scrittura come una forma terapeutica. Scrivere equivale a creare e quindi il processo creativo risulta terapeutico in sé. La scrittura come terapia, però, è intesa in senso rigenerativo, in quanto facilita l’auto-conoscenza e la riscoperta di una rinnovata intimità con se stessi. Per descrivere un’emozione, un fenomeno o altro, bisogna prima immedesimarsi in quello stato d’animo, così l’emozione si oggettivizza, e al momento della rilettura assume un altro significato.

Lo sport, la danza, la musica, la pittura e la scrittura sono cinque forme d’arte appartenenti ad ambiti differenti, ma tutte accomunate dalla manualità e dallo stesso obiettivo: nutrire l’animo umano.

Perché è proprio questo l’insegnamento che ogni nativo digitale dovrebbe apprendere. L’emozione che si prova quando si vince una medaglia, dopo avercela messa tutta, è mille volte superiore alla “felicità” dovuta a una vittoria su Fortnite.

Un post particolarmente cliccato su Instagram non sarà mai soddisfacente quanto riuscire ad eseguire quattro piroette di fila.

Un pomeriggio passato a giocare a Piano Tiles non sarà mai piacevole come un pomeriggio trascorso al pianoforte, provando a comporre anche una propria melodia.

Una foto ritoccata con un filtro non sarà mai affascinante ed espressiva come un ritratto dipinto interamente da noi stessi.

Infine un Ti amo ricevuto tramite SMS non ti farà mai battere il cuore come un Ti amo scritto da una mano tremante, alla fine di una lettera, trovata per caso tra i libri di scuola.