“L’agave sboccia una sola volta nella vita, alcune volte dopo cento anni. I suoi fiori sono i più grandi del mondo, alti anche nove metri. In queste pagine si racconta una Scampia che non fa notizia, si raccontano i fiori d’agave sopravvissuti all’ultima guerra di camorra. Vite raccontate senza giudizio, sogni e bisogni narrati da un altro punto di vista, dall’interno.” È così che Rosario Esposito La Rossa introduce il suo libro intitolato “Fiori D’Agave”, in cui narra le storie di ragazzi, mamme, uomini che vivono in un quartiere abbandonato da tutti, anche dagli abitanti stessi.  Tutti i ragazzi della nostra età che vivono nel quartiere di Scampia si vedono continuamente circondati da tossici, spacciatori, carabinieri e immaginano che sia questo il loro destino. Fortunatamente ci sono delle persone, come Rosario, che, pur trovandosi in questa realtà, sono riuscite a non farsi trascinare e a coltivare i propri ideali, spinti anche e soprattutto dall’amore per la propria città. È proprio per questo che hanno deciso di migliorare il luogo in cui sono cresciuti, in modo da far capire che non è mai tutto perduto e che, con coraggio e forza di volontà, si possono sconfiggere i “mostri” che hanno portato alla rovina questa zona di Napoli e hanno distrutto i desideri di ogni bambino, che non è mai riuscito a credere nei propri sogni.

Il 19 dicembre scorso noi studenti del liceo classico del Pitagora – B. Croce abbiamo avuto l’opportunità di visitare una nuova Scampia, guidati da Rosario Esposito La Rossa, il quale, dopo varie battaglie, è riuscito nel suo intento di cambiare qualcosa, diventando un esempio positivo per i ragazzi di cui si prende cura. Infatti Rosario, tra i tanti progetti organizzati, nel 2017 ha aperto una libreria diversa dalle altre, “La Scugnizzeria”, definita da lui stesso una “piazza di spaccio di libri”. In questo posto gli ‘scugnizzi’, i ragazzi di strada, trascorrono la maggior parte del loro tempo svolgendo tante attività e acquisendo competenze pratiche: in una piccola stanza c’è infatti una radio per i bambini dislessici, un proiettore per i film, un teatro delle ombre giganti, dei tavoli a scomparsa per studiare e uno specchio per ricreare make-up cinematografici. Inoltre i bambini imparano a rilegare libri con carta riciclata e materiali non inquinanti, a creare dei giocattoli in legno, allenano la mente attraverso giochi di logica e matematica, praticano sport.

Abbiamo visitato anche il piazzale dove è situato lo stadio “Antonio Landieri”, dedicato a questo giovane disabile morto da vittima innocente della camorra a soli 25 anni. Antonio era il cugino di Rosario, motivo per il quale egli si è sentito ancor più spronato a battersi per la giustizia di tutte le persone morte per mano della malavita organizzata. Lo spazio circostante allo stadio fino a qualche anno fa era una delle piazze di spaccio più grandi in Europa. È incredibile come, in così poco tempo, sia diventato uno spazio dove tutti i bambini si divertono nel parco giochi, portano a spasso i loro cani oppure semplicemente passeggiano in uno dei più vasti spazi verdi dell’intera città di Napoli.
Una delle cose che più ci ha colpito durante questa visita è stata una frase che si trova all’ingresso della “Scugnizzeria”: “Non contano i passi che fai, nè le scarpe che usi, ma le impronte che lasci”. Questa esperienza ci ha insegnato che ciascuno di noi per realizzarsi dovrà compiere sacrifici, superare ostacoli che a volte possono sembrare insormontabili, ma chi riesce a raggiungere i propri obiettivi sarà soddisfatto delle scelte compiute, particolarmente se riuscirà a fare del bene ad altri, che lo considereranno una fonte di ispirazione e un punto di riferimento.