Il 17 dicembre 2019 la nostra classe si è recata a Napoli, dove abbiamo compiuto un interessante itinerario alla scoperta dell’antica città greco-romana. È possibile attraversare quest’epoca grazie alla peculiarità della città di conservare perfettamente il ricordo, archeologico e non, di tutte le dominazioni a cui è stata soggetta a partire dalla sua fondazione, di matrice greca. Dopo il periodo ellenico, Napoli è stata città romana, normanna, angioina, aragonese e borbonica: un po’ di tutto, insomma, e grazie alla stratificazione orizzontale di queste varie culture è possibile ammirare l’evidente e affascinante coesistenza di passato e presente.

Il nostro percorso si è sviluppato principalmente all’interno del centro storico, poiché abbiamo seguito il corso dei decumani, che dividono longitudinalmente la città e corrispondono alle odierne Via dell’Anticaglia, Via dei Tribunali e Spaccanapoli. La nostra prima tappa è stata il Duomo di Napoli, che sorge sulle rovine dell’antico tempio di Apollo, della cui pavimentazione è ancora possibile vedere qualche resto. Inoltre, nonostante non facesse parte del nostro percorso, abbiamo voluto visitare brevemente la Cappella di san Gennaro, realizzata in stile barocco e resa molto suggestiva dai giochi di luce delle finestre e dal soffitto interamente affrescato.

Successivamente ci siamo incamminati verso San Gregorio Armeno, dove in questo periodo si respira aria di festa e di tradizione grazie all’esposizione e alla vendita dei presepi napoletani, rigorosamente artigianali. Nel bel mezzo dei pastori di ceramica ospiti degli stretti vicoli del quartiere sorge, un po’ inaspettatamente ma per nulla fuori luogo, l’imponente chiesa di Santa Patrizia, che sorge sull’antico tempio di Demetra. Quando siamo entrati abbiamo potuto osservare, anche se per pochi minuti, la cerimonia settimanale legata al prodigio dello scioglimento del sangue della santa, che avviene ogni martedì.

In seguito abbiamo raggiunto la piazza di San Gaetano, dove è situata la chiesa di San Paolo Maggiore, che è stata costruita sui resti dell’antico tempio dei Dioscuri. Le rovine di quest’ultimo si sono conservate meglio rispetto a quelle del tempio di Apollo: si tratta di due maestose colonne, le uniche rimaste di un più grande complesso, che affiancano l’ingresso della chiesa.

L’ultima tappa è stata la chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli, situata in posizione sopraelevata rispetto al resto della città, nel punto in cui sorgeva l’antica acropoli greca; la caratteristica dell’edificio è lo scavo archeologico che lo attraversa in tutta la sua lunghezza, al di sotto della pavimentazione. I danni riportati dalla chiesa in seguito a bombardamenti e terremoti, infatti, hanno consentito di portare alla luce i resti dell’antico complesso di mura greche e romane, costruite con diverse tecniche ma egualmente affascinanti. Questo particolare, insieme a un altare rinascimentale di marmo, contribuisce a rendere suggestiva l’atmosfera della chiesa, in sé comunque molto bella seppur semplice e disadorna. Oggi abbiamo la possibilità di visitare la chiesa grazie all’impegno dei volontari di Legambiente.

A piazza Bellini, poi, dove pure sono presenti tracce delle mura greche, abbiamo avuto modo di gustare una classica (e meritata!) pizza napoletana.

Nel suo insieme il percorso è stato molto interessante e ci ha permesso di scoprire e ammirare veri e propri mondi nascosti all’interno di stradine e vicoli. Il dettaglio più stupefacente è costituito dal modo in cui a Napoli il vecchio si misceli al nuovo, facendosi scoprire negli angoli più inaspettati e contribuendo a costituire l’identità particolarissima della città moderna.

La 2A classico