In occasione del Giorno della Memoria Liliana Segre, superstite della Shoah,  ha rivolto un discorso   ad oltre duemila studenti. La senatrice, attiva testimone di una pagina di storia vissuta in prima persona, ha raccontato i momenti più significativi della tragica esperienza ad Auschwitz. Ciò si verificò per la “semplice colpa di esser nata e di essere nata ebrea”.


Nonostante fosse “una bambina qualunque e felice”, la Segre iniziò ad avvertire e a riconoscere sempre più limitazioni ed esclusioni. Dopo essere stata espulsa da scuola all’età di soli otto anni a causa delle leggi razziali fasciste del 1938, cominciarono  le persecuzioni. Giorno dopo giorno, in un contesto di antisemitismo misto ad emarginazione gli Ebrei furono allontanati dalla società. La caccia all’ uomo fece aumentare il terrore e la disperazione,  cui seguirono le deportazioni verso i Lager.

 

Anche Liliana Segre fu costretta a partire con l’ amorevole padre Alberto ed altre seicento persone in un vagone piombato. Una ragazzina a tredici anni, per la sola colpa di esser nata, si ritrovò così prigioniera, per la sola colpa di essere nata ebrea. Giunti ad Auschwitz, stazione di non ritorno, avvenne la prima selezione tra uomini e donne e iniziò per lei una vita da schiava, dopo aver ricevuto sul braccio sinistro il tatuaggio simile al marchio dei buoi.

Trascorrevano i giorni nel campo di concentramento con continue offese alla dignità, la fame, il freddo, gli stenti, la solitudine, ma soprattutto con l’incapacità di pensare al futuro e la costrizione di vivere in un costante presente. Semplici individui erano al pari di un tessuto umano inerme e deteriorato, con teste calve, volti inespressivi, sguardi languidi, corpi scheletrici e piedi feriti.

 

 

Come ha potuto diffondersi un tale odio incondizionato? Come ha fatto a realizzarsi un male radicale che non può essere spiegato? Chi sapeva non parlava, chi non sapeva non faceva domande. La Segre, infatti, parla più volte di quell’indifferenza che caratterizzava la maggior parte delle persone a quel tempo: nessuno era in grado di mostrare la pietas latina, l’empatia o la comprensione…mentre avveniva l’esplicita riduzione dell’uomo a cosa ed il suo annientamento, l’Europa sembrava non saperne niente.

Proprio per questo motivo oggi va sottolineato il fatto che “non ci sono razze, che ce n’è una sola ed è quella umana”, dato che la nostra società contemporanea in alcuni contesti non riesce ad eliminare il concetto di diversità intesa in vari modi (religiosa, etnica, sessuale, sociale). Ecco che entra in gioco l’importanza della memoria, non come atto dovuto, ma come un espediente che ci faccia sia comprendere ciò che è stato e che ci renda anche capaci di far leva sull’humanitas all’interno di ognuno di noi, raggiungendo la consapevolezza del fatto che la morte è ben poca cosa rispetto all’annientamento dell’individuo. Tutto questo perché la storia può ripetersi e proprio come diceva Primo Levi: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”.

La Segre, infine, esorta tutti noi adolescenti ad essere forti perché ci definisce “portatori della vita”. Non dobbiamo presentarci deboli ed esigenti di ottenere tutto immediatamente, perché “si può aspettare domani, e nel mentre guardarsi intorno, e volersi bene”. Occorre scoprire la bellezza ed il valore della vita, un DIRITTO che possediamo tutti, così come la libertà di pensiero, di parola, di essere noi stessi…ma in un capitolo atroce della nostra storia questi valori sono stati sottratti all’uomo da  un altro uomo.

Claudia De Rosa IV B classico