In uno dei tanti giorni di questa quarantena, io e la mia classe abbiamo visitato la pagina Instagram “Poesiachemiguardi”, un’iniziativa dei ragazzi della II H del liceo classico Piero Calamandrei, finalizzata a ricreare una sorta di “Decamerone 4.0”, all’interno del quale viene quotidianamente postata una poesia o un sonetto, che ha come tema quello scelto dal re o regina di quella determinata giornata.

Tra le varie liriche condivise su questa pagina, abbiamo apprezzato e soprattutto sentito molto attuale una poesia della scrittrice Rupi Kaur, tratta dal suo libro “Milk and honey”, che verte su quattro temi principali, ovvero dolore, amore, abbandono, guarigione. Il filo che collega ognuna di queste riflessioni è, però, la condizione della donna nel mondo di oggi.

“Il nome Kaur

Mi rende donna libera

Toglie i ceppi che Cercano di vincolarmi

Mi eleva

Per ricordarmi che sono pari a Qualunque maschio

anche se lo stato Di questo mondo

mi urla che non lo sono

Allevare chi va allevato

Il nome Kaur mi scorre nel sangue

Era in me prima che esistesse la parola stessa

È la mia identità

È la mia liberazione

Che sono mia e appartengo interamente a me stessa

E l’universo mi umilia

A gran voce dice che ho il dovere universale di spartirmi

Con l’umanità per nutrire e servire

La sorellanza.”

 

Leggendo questi versi, si nota che il tema principale è la libertà della donna e di conseguenza il suo ruolo nella società odierna. Noi abbiamo interpretato questa poesia come un grido di ribellione da parte di una donna che, come molte, nonostante le continue lotte per conquistare gli stessi diritti di un uomo e per ottenere quindi la parità di sesso, è stanca di lottare in una guerra che sembra, già dall’inizio. una battaglia persa.

Kaur, il nome della scrittrice, significa in Panjabi “principessa” ed è ampiamente usato come secondo nome dalle femmine Sikh, un gruppo etnico-nazionale molto vasto, i cui membri

sono riconoscibili da alcuni simboli esteriori, come il turbante e le barbe lunghe.

Kaur fornisce alle donne Sikh uno status uguale a tutti gli uomini. Le donne in india sono, in realtà, fortemente discriminate e nella società godono di una scarsa considerazione. Infatti le nascite sono state a lungo controllate, prima attraverso l’infanticidio e poi con l’aborto selettivo. Tale discriminazione è dovuta al fatto che i figli maschi costituiscono sostegno per i genitori e ricchezza, mentre le figlie necessitano della dote, che è un simbolo di prestigio sociale ma costituisce spesso anche un grave problema economico per la famiglia di provenienza. Questo fenomeno si è aggravato negli ultimi decenni e ha reso peggiore il trattamento riservato alle spose nella casa del marito. Se la dote non soddisfa lo sposo e i suoi genitori, i maltrattamenti per la donna aumentano fino ad arrivare all’omicidio: infatti, ogni anno sono migliaia le donne   indiane bruciate dal marito o dalla suocera. Oggi in India ci sono tantissime associazioni che si battono contro le discriminazioni di ogni genere e nel 1994 è stata anche emanata una legge che vieta l’identificazione del sesso del bambino prima del parto, per evitare l’aborto selettivo. Oggi fortunatamente non è più così in quanto vi sono stati tantissimi cambiamenti in campo sociale e politico: alcune donne indiane sono addirittura riuscite a ricoprire ruoli importanti dal punto di vista politico e lavorativo, ma, nonostante questo, continuano ad arrivarci notizie di altre donne meno fortunate, uccise in modo brutale da parte di uomini che volevano sottometterle. Questo ci fa capire come in India la mentalità di molti uomini non si sia adeguata ai cambiamenti avvenuti nel corso della storia.

La situazione invece è ben diversa nei paesi ricchi, dove la donna gode di maggiore libertà economica, politica ed inoltre ha anche un livello di scolarizzazione più elevato. Col tempo, la condizione delle donne, infatti, è andata pian piano migliorando, fino ai nostri giorni in cui ha ottenuto l’uguaglianza con l’uomo sul piano dei diritti. Tuttavia esse sono ancora soggette a episodi di disuguaglianza in ambito politico e soprattutto lavorativo, percependo spesso uno stipendio minore rispetto a quello di un uomo. Nonostante l’articolo 3 della Costituzione italiana sancisca la parità dei sessi, in Italia è ancora presente la disparità dei generi. Purtroppo sono anche aumentati i casi di femminicidio: tra il 2000 e il 2012 ne sono state vittime circa 2220 donne. In futuro si spera che le condizioni della donna migliorino sempre più, in ogni ambito. Molte sono le donne che hanno lottato e lottano ancora per la propria autonomia, alcuni esempi sono: Simone De Beauvoir, scrittrice francese madre del movimento femminista; Anna Eleanor Roosevelt, first lady statunitense tra il 1933 e il 1937, impegnata nella salvaguardia dei diritti civili delle donne; Anna Maria Mazzoni, pioniera del femminismo italiano; Malala Yousafzai, attivista pakistana impegnata per il diritto all’istruzione delle donne.

 

Celentano Francesca, De Cristofaro Marta, De Rosa Camilla e Lavinia Longobardi II B Classico