NON E’ MAI TROPPO TARDI PER TENTARE L’IGNOTO
Era il 22 febbraio, ultimo ponte festivo, in occasione del Carnevale. Da quel momento la nostra vita è cambiata e passare dalle maschere alle mascherine è stato un attimo. Il 9 marzo, invece, è la data che segna il vero e proprio stop delle attività e delle nostre libertà. Sono passati poco più di due mesi, eppure sembra un tempo così lontano, tutto ciò che ci apparteneva e che davamo per scontato, oggi non ci è concesso. Ora ci manca il calore di un abbraccio, una passeggiata con gli amici, la bellezza di un tramonto o di un paesaggio. Nella nostra vita frenetica, che non poteva subire battute d’arresto, queste semplici cose non avevano più importanza, intenti come eravamo a correre come criceti in gabbia, ognuno sulla propria ruota, una ruota che all’improvviso si è bloccata e ora ci sentiamo persi, insicuri, non sappiamo cosa fare e cosa pensare. Navigavamo a vista, eppure eravamo pieni di certezze. Ora viviamo in un tempo cristallizzato, uno stand-by che ha riportato alla luce la fragilità umana, le paure e i dubbi. Un tempo che sembra vuoto, perché non scandito da orari e obblighi, ma che, al contrario, ci offre una grande opportunità, che è quella di ridisegnare le nostre vite, di riscrivere una nuova scala di valori, di andare oltre i nostri limiti, così come si legge in alcuni versi di D’Annunzio “Non è mai tardi per tentar l’ignoto.
Non è mai tardi per andar più oltre.” Ma, proprio adesso che abbiamo il tempo, rimaniamo fermi, immobili, sull’esatto punto dove stavamo prima della pausa. Forse andare avanti fa paura, perché, del resto, quello che verrà poi non lo sappiamo ancora e adesso, più che mai, non potremmo far altro che affidarci, come quando si è piccoli e si cade all’indietro e bisogna sperare che la persona che sta dietro di noi sia pronta a prenderci. In fondo, però, chi si affiderebbe mai a una persona che non si conosce? Be’, la risposta è facile: nessuno. L’ignoto, ciò che non si conosce, è la cosa più spaventosa per l’animo umano, da non tentare mai, anche nei detti si dice così: “Non cambiare la strada vecchia per la nuova, sai quello che perdi ma non sai quello che trovi”. Quello che non si vede spaventa di più ma, alla fine, quando saremo accecati completamente dalla frenesia del nostro fare, non potremmo far altro che tentare l’ignoto, riuscendo finalmente a superare questo limite, che ci siamo imposti, da soli e per anni. Trovare finalmente il coraggio nascosto di superare le insicurezze, la timidezza, la paura di essere giudicati dagli altri, di non apparire così come la società impone, di riuscire a parlare davanti a una folla pronta a criticarti. Cercare nel profondo dell’animo la forza di affrontare e tentare l’ignoto, perché, come afferma D’Annunzio, c’è sempre tempo. Tuttavia, nonostante la certezza che il tempo non ci manchi, quest’ultimo deve essere sfruttato al meglio e, perché no, può essere utilizzato per espandere la propria curiosità verso l’ignoto, ponendoci delle domande e cercando delle risposte: in fondo il compito dell’ignoto è quello di favorire la curiosità. Probabilmente è l’incertezza a rendere interessante la vita, la consapevolezza che nulla sia certo e ci sia ancora un mistero da risolvere, poiché, come dice il pittore René Magritte, “la mente ama l’ignoto. Ama le immagini il cui significato è sconosciuto, poiché il significato della mente stessa è sconosciuto”. L’ignoto ci riporta ad un quadro del celebre pittore Caspar David Friedrich, “Il viandante sul mare di nebbia”. Nel dipinto viene raffigurato un viandante solitario che ha raggiunto la cima di un monte da cui domina l’intero panorama; i suoi capelli sono scompigliati dal vento, la sua vista spazia sui rilievi lontani, sul cielo e sulla nebbia; è presentato di spalle e le rocce invadono il primo piano. L’osservatore, identificandosi con il personaggio, vive le sue stesse sensazioni: l’ansia dell’ignoto, l’aspirazione a un’ irraggiungibile comunione con la natura, l’ammirazione per la bellezza del creato, la solitudine che diventa uno stato esistenziale, la coscienza della propria fragilità. Nell’opera pittorica di Friedrich e in quella poetica di D’Annunzio la situazione di partenza è un ostacolo, che però è anche uno stimolo ad andare oltre il limite. La vita stessa può definirsi un viaggio verso l’ignoto. L’ansia e la paura sono sentimenti insiti nella natura umana, ma sono ostacoli superabili. Bisogna avere coraggio e rimanere uniti per affrontare una nuova fase della nostra vita.
Paola Oliva, Lucia Izzo, Valeria Librera, Federica Esposito 2b classico
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