Sipario. Musica travolgente. Coreografia intensa. Luci calde. Abiti leggeri. Pesanti cubi di legno. Finestroni sbarrati.

Inizia così lo spettacolo “Donnamore”, nato da un’idea di Liberato Santarpino e Giovanna Iovine, per la regia di Enzo Varone.

Un quadro tutto al femminile, intriso di emozioni e passione, dove combatte, per emergere, la voglia di riscatto e dignità di nove donne della storia che hanno portato avanti, imperterrite, i loro obiettivi e princìpi.

Nove donne che ricordano a tutti noi che, se oggi siamo qui, lo dobbiamo soprattutto al loro coraggio e alla loro tenacia. Nove storie di follia e verità, di quotidianità e amore, che prendono forma attraverso gli occhi e i gesti della protagonista, la signora Lea, per sensibilizzarci alla “cultura del rispetto”. Non è solo Lea, però, a far rivivere queste nove donne, che vengono plasmate, senza dubbio, anche attraverso la limpida voce della cantante, gli scanditi passi di danza delle due ballerine e le melodiose note suonate dalla violinista. Tutto ciò, sommato alla figura ironica e semplice delle suore, che saltuariamente erano di scena, crea il connubio perfetto che caratterizza e porta avanti l’intero spettacolo.

Quasi a metà dello spettacolo, abbiamo tutti potuto notare la straordinaria mimica della protagonista, interpretata da Laura Pagliara, mentre credeva, a causa della sua pazzia, di essere la Madonna. Nei suoi occhi, risultava limpida la disperazione per aver perso un figlio innocente. Numerose anche le grida di dolore accompagnate da una magistrale esibizione della cantante Katia sulle note di una sentita “Ave Maria”.

Poco prima del termine dello spettacolo, Laura si è invece commossa dopo “esser diventata” Anna Frank. Le battute recitate per questo personaggio erano sicuramente poche, ma di un’intensità straordinaria, da brividi!

Insomma, un’esperienza profonda, importante e indimenticabile, che vede protagoniste nove donne che, purtroppo, hanno provato sulla loro pelle diversi tipi di violenza, ma, come diceva Benedetto Croce:
“La violenza non è forza ma debolezza, né mai può essere creatrice di cosa alcuna ma soltanto distruttrice.”

Antonio Izzo III A classico