Certi muri non crollano mai
La notte della caduta del muro di Berlino rappresentò la fine di un incubo: la ‘cortina di ferro ’, il mondo diviso in due blocchi. Il 9 novembre 1989 la Germania si riunificava. Quel giorno decretò in Europa l’inizio di una nuova era di democrazia e di libertà che si credevano acquisite per sempre. A distanza di trent’anni, però, osserviamo che questi valori non si sono ancora pienamente affermati. Quella della tolleranza e della democrazia non è mai stata una strada comoda da intraprendere. Tuttavia se la globalizzazione e l’avvento di internet ci danno l’impressione di vivere in un mondo senza più confini, in realtà hanno addirittura evidenziato il moltiplicarsi di imponenti barriere tra noi e gli altri.
Basti pensare che alla caduta del muro di Berlino nel mondo si contavano quindici sbarramenti fisici, mentre oggi essi sono settanta, corrispondenti a oltre quarantamila chilometri. Tra i più tristemente noti è il Mexican Wall, detto anche “muro della vergogna”, tra Stati Uniti e Messico, eretto al confine con il Texas. La costruzione è stata avviata negli anni ’90 per bloccare il flusso di clandestini provenienti dal Messico. Durante la sua campagna elettorale Donald Trump ha affermato che avrebbe costruito un muro ancora più grande e questo è stato uno dei primi provvedimenti messi in atto appena dopo il suo insediamento nella Casa Bianca. Così, il numero di messicani morti lungo la frontiera è andato crescendo proporzionalmente al numero di chilometri di muro edificati.
Anche nell’Europa centrale sono state edificate numerose barriere per arrestare l’arrivo dei migranti provenienti dalla Siria distrutta dalla guerra, attraverso i Balcani. L’Ungheria, guidata dal primo ministro Viktor Orban, ha costruito oltre 450 chilometri di recinzione in filo spinato al confine con la Serbia e con la Croazia. Soccorrere gli stranieri in difficoltà è diventato reato. Così, la scorsa estate, la comandante della nave Sea Watch, Carola Rackete, ha soccorso un gommone carico di clandestini bloccato in mare, ma non ha avuto il permesso di sbarco da parte delle autorità italiane ed è stata arrestata (poi prosciolta) per aver violato la legge, ma questo ci fa capire che il mar Mediterraneo è diventato una barriera, un muro spesso invalicabile che milioni di persone cercano di superare per fuggire dalla guerra e dalla miseria. Purtroppo, dopo aver affrontato viaggi estenuanti e pericolosi, con un’elevatissima possibilità di perdere la vita, essi si trovano davanti al nostro muro di egoismo, chiusura, intolleranza. Un muro che non è visibile, perché è stato costruito dentro di noi; ma non per questo è meno pericoloso, anzi. Nasce dalla paura e dall’ostilità che nutriamo nei confronti di coloro che sono diversi da noi. La nostra comunità è maldisposta e timorosa nei confronti degli stranieri, il cui arrivo è percepito come l’ “invasione del nemico”; una minaccia per la nostra sicurezza, un’invasione dei nostri spazi. Lo sviluppo tecnologico e la conseguente evoluzione della società ci vedono spettatori passivi della decadenza dei valori morali e contemporaneamente del sopravvento del materialismo.
Come dice il filosofo Umberto Galimberti, in questo mondo non c’è più spazio per le passioni, ma si agisce sempre con assoluta razionalità. Siamo diventati “analfabeti emotivi”.
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