Qualche giorno fa il leader della Lega, Matteo Salvini, ha commesso un vero e proprio abuso di potere nei confronti di una famiglia di origine straniera. Siamo in Emilia Romagna, per la precisione a Bologna, nel quartiere “Il Pilastro”, dove una famiglia tunisina è stata segnalata per un presunto spaccio di droga.

Salvini non ha esitato a citofonare e a chiedere alla padrona di casa: “ È vero che qui si spaccia?”. Tra le principali giustificazioni, il politico ha dichiarato: “Bisogna far capire da che parte sta il popolo italiano”. Questa sottospecie di atto di propaganda, che in realtà è solo un altro modo per dare spettacolo, è molto più violento e umiliante di quanto possa sembrare; è qualcosa di assolutamente immorale, razzista e, soprattutto, è illegale, in mancanza di denunce o di inchieste. Nessun mandato di perquisizione autorizzava il leghista anche solo a chiedere, come ha fatto, di entrare in quella casa.

La situazione è alquanto ambigua. Come può Salvini affermare di combattere il narcotraffico, quando solo un anno fa stringeva la mano a Luca Lucci, capo ultrà del Milan, collaboratore di criminali, condannato per vendita e spaccio di stupefacenti? L’ex vicepresidente del Consiglio punta il dito contro le persone più umili e indifese; alle figure criminali però stringe la mano.

Non è così che si combattono le criminalità organizzate; non è questa la lotta all’illegalità. Questo non è che l’ennesimo atto di denigrazione e di istigazione all’odio nei confronti di stranieri. Ora il signor Salvini è in Calabria e si è autoproclamato “liberatore”: citofonerà a qualche capo clan della ‘ndrangheta, giusto per far capire “da che parte è il popolo italiano” ?

Chiara Cinquegrana,  2A classico