Spensieratezza

 La parola che rappresenta il mio 2020 è “spensieratezza” perché è così che mi sono sentita: spensierata. Durante il lockdown ho avuto molto tempo da dedicare a me stessa e lo ho usato per riflettere. Mi sono resa conto di quanto io mi preoccupassi troppo per ciò che gli altri pensavano e non mi sono mai fermata e riflettere su ciò che pensavo io. Ho passato molte ore a pensare e sono arrivata alla conclusione che io posso fare tutto ciò che voglio: posso amare chi voglio, posso vestirmi come voglio, posso uscire con chi voglio e non devo preoccuparmi del giudizio altrui. Dopo essermi resa conto di ciò, sono riuscita a sentirmi più libera, più spensierata.

Ho lavorato e sto lavorando molto su ciò che sono e su ciò voglio fare. Ho imparato ad accettarmi e a ignorare ciò che dicono gli altri; ho capito che, nonostante tutto, ci sarà sempre qualcuno a giudicare ma per ogni persona che giudica ce ne sono 100 che mi sostengono.  Per quanto quest’anno mi abbia portato molta tristezza, sono diventata una persona migliore e con una mentalità più aperta. Nonostante tutto, quest’anno mi ha riportata a sorridere, mi ha aiutata ad essere meno timida, anche se ci sto ancora lavorando. Ho conosciuto nuove persone che mi accettano per quella che sono e non per quella che tutti si aspettano che io sia.  Quindi, se devo dire cosa quest’anno mi ha insegnato, dirò: ignorate tutti, distruggete quei canoni che la società ha imposto e camminare spensierati. La vita è una e non dobbiamo sprecarla per diventare ciò che gli altri si aspettano che noi siamo.

Giorgia Cannavacciuolo 1A classico

 

Transizione

La scelta di questa parola è legata a tutto ciò che è accaduto quest’anno, che ha rappresentato per me un vero e proprio periodo di mutamento, che ha cambiato, nel profondo, il mio modo di essere e di vedere tutto. Il 2020 è stato un anno di transizione per vari motivi, in quanto io mi sento cresciuta sia fisicamente che emotivamente. Uno dei cambiamenti “esterni” che ho avuto quest’anno è stato, ovviamente, il passaggio dalle scuole medie al liceo. L’avanzamento con la scuola, infatti, oltre che segnare la continuazione del mio percorso di studi, ha anche segnato la mia crescita come individuo. Ho infatti acquisito la consapevolezza di star crescendo e di avere in carico sempre più grande di responsabilità e doveri. Un altro cambiamento che ha segnato questo mio anno è stata la riscoperta di me stessa e  delle mie passioni. Questa cosa mi ha portato a non essere più soltanto un “guscio vuoto”, ma un individuo completo, con passatempi e aspirazioni. Ciò mi ha aiutata a comprendere meglio la mia persona e ad acquisire un minimo di scioltezza in più, anche solo quando si parla allegramente tra amici. Se infatti ripenso a come ero ad inizio anno, quasi posso dire di non riconoscermi più. Ora mi sento una persona piena, con i suoi affetti, il suo carattere e il suo modo di essere. Ovviamente la mia crescita non finirà qui, e ci saranno molti altri anni come questo che mi permetteranno di maturare come essere umano, ma sono certa che questo 2020 in particolare segnerà la mia vita, in quanto rappresenta l’inizio del mio percorso di maturazione.

Eleonora Reginelli 1A classico

 

Distanza

 Ho scelto questa parola perché in questo periodo ha assunto un significato emblematico.  A causa di questa pandemia, siamo costretti a mantenere una distanza considerevole tra l’uno e l’altro, e questo distanziamento ha portato delle conseguenze, buone e cattive. Come scrisse il filosofo greco Aristotele nella sua “Politica”,l’uomo è un animale sociale in quanto tende ad aggregarsi con altri individui e a costituirsi in società”. Poiché siamo obbligati a rispettare le norme di distanziamento, a volte ci sentiamo soli e il non poter abbracciare amici e parenti rende il tutto ancora più desolante. Spinti dal desiderio del riavvicinamento, tentiamo di colmare questa distanza con la tecnologia ma, per quanto la comunicazione possa essere efficace, rimane sempre un senso di vuoto incolmabile. Ci manca il tocco, il calore di chi ci avvolge nelle sue braccia, il suono della voce di una persona cara e tutte le emozioni provate. Quindi la distanza è come una medaglia a due facce: da una parte la possiamo considerare nostra amica dato che ci permette, giorno dopo giorno, di limitare i contatti e quindi i contagi; ma dall’ altra parte è anche nostra nemica perché, ci rende consapevoli del fatto che per restare uniti dobbiamo ricorrere ad uno schermo.

Aida Piscicelli 1A classico

 

Prigione

A gennaio, quando ancora eravamo “liberi”, il mondo mi appariva diverso da come lo vedo adesso. Prima di questa pandemia non facevamo nemmeno caso alla fortuna che avevamo di stare a contatto con le persone a cui teniamo. Adesso capisco il vero significato di godersi ogni momento.

La parola che ho scelto per raccontare il mio 2020 è prigione appunto perchè mi sento come se fossi in una specie di prigione, soprattutto fisica, ma anche mentale. Prigione fisica a causa della mascherina, poi c’è il distanziamento e il non poter abbracciare le persone a me care. Tutto ciò mi fa star male, anche perché, durante l’estate, mi sono illusa che potesse ritornare tutto alla normalità. Io come tutti, almeno parlo per gli adolescenti, pensavamo fosse tutto finito, ma in realtà non è stato così. Durante la quarantena più lunga, anche se sembra esser passato subito il tempo, un po’ tutti ci siamo sentiti in prigione a star chiusi in casa per tre lunghi mesi. Ed ecco perchè non riesco a vedere il 2020 in modo positivo. Io sono una persona ottimista, anzi riesco ad essere realista vedendo sia il brutto che il bello delle cose, ma purtroppo quest’anno tragico riesco a vederlo solo in modo negativo.  L’unica cosa positiva che mi è accaduta è stato iniziare la scuola superiore. All’inizio, ricordo perfettamente, avevo molta paura di incamminarmi in un nuovo e sconosciuto percorso. Ma poi, durante le due settimane in presenza, capii sin da subito di aver fatto la scelta giusta. Fortunatamente, ho trovato delle persone magnifiche alle quali subito mi sono legata e che mi hanno resa ancora più felice di quel che già ero.  A gennaio scorso, quando ancora eravamo “liberi”, il mondo mi appariva diverso da come lo vedo adesso. Prima di questa pandemia non facevamo nemmeno caso alla fortuna che avevamo di stare a contatto con le persone a cui teniamo. Adesso ho capito che la nostra quotidianità ‘normale’ era bellissima.

Giada Fiordoro 1A classico