La DAD è il tipo di didattica che siamo stati costretti a utilizzare da quasi un anno ormai a causa della pandemia. Ma sappiamo che non può sostituire l’importante ruolo che ha la scuola nella vita di una persona. Questo lo pensa anche Giulia Taddei, studentessa di Siena di 18 anni, che in una lettera a Repubblica pubblicata qualche giorno fa ha  spiegato perché è stanca della DAD e perché vuole tornare a scuola. Gli studenti hanno sacrificato molte cose in questi mesi, come il contatto sociale con i propri coetanei, ma è giusto sacrificare anche la scuola?

Sicuramente in questo periodo la situazione sanitaria è molto difficile. Serve che noi ragazzi continuiamo a mantenere un comportamento maturo e responsabile osservando le norme previste dal governo. La nostra salute e quella altrui non deve essere compromessa.

La didattica a distanza è stata un’ottima sostituta della scuola, in parte è riuscita a mantenere un contatto tra professori e alunni. Forse ora non lo è più. È più faticoso seguire le lezioni per eventuali problemi di connessione; lo stesso vale per le spiegazioni, soprattutto per materie complesse o più pratiche che teoriche. Gli occhi dopo tante ore davanti ad uno schermo si fanno stanchi e gonfi; altri studenti ancora si sono ritrovati con un paio di occhiali sul naso. Questi problemi sono gli stessi dei professori, i quali spesso ci hanno mostrato la loro comprensione. Ma in questa fase molti alunni hanno acquisito anche nuove insicurezze e paure.

La DAD, per fortuna, non ha portato solo effetti negativi, anzi ci ha insegnato a studiare ed imparare in qualunque circostanza, ad apprezzare le ore intere trascorse in un’aula ad ascoltare quelle noiose  ma importantissime spiegazioni. Abbiamo capito quanto era bello entrare in classe e assicurarsi l’ultimo posto. Insomma, a ripensarci ora, la vita scolastica ci sembra indispensabile; quanto è vero che riconosciamo il valore di qualcosa solo quando la perdiamo…

Nella sua lettera Giulia dice: ”Non ci possiamo permettere di sacrificare la cultura e la formazione. L’Italia ha bisogno di noi, voi tutti avete bisogno di noi, e noi per poter essere gli elettori, i lavoratori, e la classe dirigente di un domani abbiamo bisogno di tornare a scuola”. Conclude così la sua lettera criticando il modo in cui è stata trattato l’argomento “scuola” in quest’ultimo anno. Ritornare in presenza l’anno scorso a molti sembrava impossibile; ora invece la maggior parte degli adolescenti rivendica il suo diritto all’istruzione e alla scuola in presenza. Ma per quanto tempo potremo ritornare alla normalità?

Purtroppo nessuno è in grado di prevedere il futuro ma, se dopo un ritorno a scuola, accadesse di dover ritornare in DAD, la delusione degli alunni sarebbe triplicata. E in questo momento non abbiamo bisogno di guastare ancora il nostro umore. Qualche giorno fa una professoressa ci ha rivolto delle parole molto interessanti, con la dolcezza di una madre. Lei pensa che noi studenti del 2021 siamo privilegiati: abbiamo una nostra stanzetta piena di comfort e un computer che ci dà la possibilità di studiare. Pensiamo a quanti orrori hanno caratterizzato il secolo scorso e quanti adolescenti si sono dovuti privare dell’istruzione, senza poter avere la DAD. ” Abbiamo perso tante cose in quest’ultimo anno, ma dobbiamo stringere i denti e sopportare ancora un altro po’. Solo un po’.