Un canto molto importante nell’opera di Dante è il canto sesto dell’Inferno, dove sono puniti i golosi.

In questo canto si affronta il tema politico e inizia quando Dante, svenuto, rinviene nel terzo cerchio dell’Inferno.

Qui le anime dei golosi sono punite da una pioggia mista di acqua sporca, grandine e neve che fa puzzare la terra e la rende fango.

Sulle anime incombe Cerbero, mostro a tre teste, mezzo uomo e mezza bestia, che squarta i dannati con gli artigli.

Cerbero ricorda ai golosi il loro peccato smembrandoli con la stessa avidità con cui afferravano il cibo quando erano vivi.

Mentre Dante e Virgilio attraversano la fanghiglia, si imbattono in un’anima.

L’anima dice di essere il fiorentino Ciacco; egli rimpiange la vita terrena a Firenze e su richiesta di Dante prevede il futuro della città e la cattiva sorte del partito politico dei Bianchi.

Dopo aver parlato con Ciacco, Virgilio spiega a Dante che le pene dei dannati aumenteranno dopo il Giudizio Universale, quando le anime torneranno ai loro corpi.

I due poi si preparano a scendere nel quarto cerchio.

In questo canto Dante usa lo stile comico, cioè colorito e anche violento; il lessico è molto realistico e Dante tende a paragonare gli umani agli animali, come quando dice che i dannati urlano come cani.