Questa pandemia non solo ha cambiato le nostre abitudini ma anche le nostre emozioni. Il non potersi incontrare, la mancanza di contatto e tutte quelle restrizioni e problematiche che ci vietano di vivere una vita quantomeno normale, sicuramente suscitano nuove emozioni e ci mettono davanti a  situazioni nuove da affrontare.

E’ proprio su questo che il rapper e cantautore canadese, Powfu, pseudonimo di Isaiah Faber, ha scritto “When the hospital was my home”, una canzone che egli stesso definisce come “una delle più tristi mai scritte”. Per la stesura del testo ha tratto ispirazione da diverse esperienze da lui vissute ma, in particolare, dal film “A un metro da te” (film del 2019 diretto da Justin Baldoni che parla di due ragazzi, Stella e Will, affetti da una malattia che li porta ad avvicinarsi e ad innamorarsi, ma la terapia per Will non avrà gli esiti da lui sperati e ciò lo porterà ad allontanarsi da Stella). Il film ha aiutato Powfu a scrivere questa canzone dal punto di vista di una persona che vive in un ospedale, costretto ad essere lì non per propria volontà ma per necessità . Alla prima strofa della canzone c’è questa frase che avvia alla comprensione deii sentimenti e delle emozioni provate da una persona che, purtroppo, non può condurre una vita normale e serena:

 

Traduzione

I’m sick and it s**ks and my friends barely visit   –    Sono malato e fa schifo e i miei amici vengono a malapena a trovarmi

Every week that goes by, end up feelin’ more distant   –    Ogni settimana che passa, finisco per sentirmi più lontano

Cried so many times, tryna chip away my fear       –           Ho pianto così tante volte, provo a far sparire la mia paura

 

Il messaggio che arriva è quello di un ragazzo che non può lasciare il suo letto d’ospedale, cosa che lo fa sentire lontano dai suoi amici che non possono essere con lui nei momenti più bui e che, pertanto, riesce  solo a ridurre ma non a rimuovere la paura di quanto, da solo, si ritrova ad affrontare.

Dalla prima strofa si giunge, poi, al ritornello:

Traduzione

It’s okay to say goodbye                                                                                  Va bene dire addio

But I hate saying goodbyes                                                                             Ma odio dire addio

Would you stay here longer?                                                                      Rimarresti qui più a lungo?

Sorry I’m not stronger                                                                                Mi dispiace, non sono più forte

 

Ogni frase del ritornello può essere oggetto di una duplice interpretazione, dal momento che l’ascoltatore, in base alla propria sensibilità, può scegliere di leggerla ora dal punto di vista del ragazzo malato ora da quello del suo amico. In questi quattro versi il ragazzo malato chiede al suo amico di stare più a lungo con lui e si scusa per non essere abbastanza forte da sconfiggere la malattia. Allo stesso tempo il suo amico chiede al compagno malato di resistere ancora un po’ e si scusa dicendo di non essere stato abbastanza forte da stare al suo fianco per tutto il tempo, perché è difficile guardare un amico soffrire senza poter fare nulla.

Questa canzone riflette pienamente ciò che stiamo vivendo. Ciò che questa pandemia ha comportato è il dover vivere situazioni tristi senza un punto di ritorno; ha causato un blocco delle nostre emozioni, dovuto al non poter vedersi con le persone più care e al non poter interagire con il mondo che ci circonda. Tuttavia è sempre importante guardare fiduciosamente avanti e sperare che questa situazione surreale, che stiamo tuttora vivendo, termini quanto prima trascinandosi dietro tutte le situazioni negative che ha generato.