Jorit Agoch nasce il 24 novembre 1990, ha padre italiano e madre olandese e ha frequentato l’Accademia di Belle Arti in città, dove ha studiato pittura e al contempo realizza opere in strada. Una facciata del nostro Jliceo è stata trasformata in opera d’arte. Jorit (all’anagrafe Ciro Cerullo), street artist napoletano conosciuto in tutto il mondo per il suo tratto distintivi, i segni tribali sul viso, ha realizzato un murales sulle mura della scuola. Jorit in realtà nasce come writer, cioè realizzava graffiti su muri treni e altro, motivo principale di alcuni problemi con le forze dell’ordine. Questa volta Jorit punta al capitalismo, la globalizzazione, il consumismo irrefrenabile che creano sempre maggiore divergenze tra gli scalini sociali. Un contesto perfettamente descritto da Pepe Mujica (nonché protagonista dei murales), 87 anni, già presidente dell’Uruguay dal 2010 al 2015. Su un muro dell’Istituto è infatti impresso un pensiero del politico sudamericano (nella sua lingua originale, lo spagnolo), il cui pensiero è fondamentalmente socialista, in gioventù ha combattuto contro la dittatura nel suo Paese: “Ci hanno trasformati tutti in merce di scambio, siamo tutti in vendita. Abbiamo inventato una società del consumo, con un bisogno costante di crescere. Perché se l’economia non cresce è una tragedia. Abbiamo inventato una montagna di bisogni superflui, buttando via, comprando, buttando via e… Ma è la nostra vita che stiamo sperperando. Perché quando compro qualcosa o tu compri qualcosa, non lo compriamo con i soldi. Lo compriamo con il tempo della nostra vita che abbiamo speso per guadagnare quei soldi. Con l’unica differenza che l’unica cosa che non si può comprare è la vita. La vita si esaurisce. Ed è terribile sprecare la propria vita per perdere la libertà”. Uno dei murales che mi è piaciuto particolarmente ritrae il volto di George Floyd, l’afroamericano di Minneapolis la cui morte ha scatenato una grande protesta negli USA; l’uomo infatti è stato soffocato dal ginocchio di un poliziotto bianco, senza alcuna ragione, davanti alla figlia e la moglie. Quest’opera è stata realizzata su un palazzo del rione Bisignano a Napoli nel quartiere di Barra e in basso c’è la scritta “Time to change the world”: è tempo di cambiare il mondo.

Ginevra Napolitano 3a classico