Da quasi un anno in Iran le strade delle città sono luogo di scontro tra la polizia e i manifestanti: giovani, in particolare ragazze, possono solo riunirsi e gridare il loro dissenso contro un governo che impedisce alle donne ogni forma di autonomia, di sviluppo e di libertà personale. L’Iran, proprio uno dei Paesi con la più alta percentuale di giovani al mondo, è guidato esclusivamente da esponenti religiosi del culto islamico: gli ayatollah che, sotto la copertura di una repubblica islamica, costituiscono, in realtà, una vera e propria dittatura teocratica di cui l’attuale capo è Seyyed Ali Khamenei.

Le proteste dei giovani contro i soprusi del governo sono iniziate dall’assassinio di Mahsa Amini (settembre 2022); si trattò soltanto della prima tra le tante uccisioni ad opera della polizia iraniana poiché, d’altronde, le ingiustizie continuano tutt’oggi. L’8 marzo cinque ragazze, per protesta, hanno ballato nel quartiere di Ekbetan a Teheran sulle parole della famosa canzone “Calm Down” e, in seguito, hanno postato il tik tok sui social.  Senza velo, con movimenti ed espressioni diretti a provocare il governo iraniano, le artefici di questo video “scandaloso” sono state ricercate dalla polizia per una settimana e trattenute in carcere due giorni; poi, sono state costrette a pubblicare, indossando l’hijab e completamente coperte, un video di pentimento. Ma ciò non ha spaventato le altre ragazze, anzi ora fioccano a centinaia i tik tok in cui si balla per protesta.

In Iran, infatti, è vietato non indossare il velo e ballare per le strade, ma non solo. Sono moltissime le ‘leggi morali’ del governo iraniano che violano la libertà delle donne: viene loro imposto il divieto alla custodia dei figli, al divorzio, all’istruzione, all’aver liberamente una carriera scolastica, lavorativa o politica, al vestirsi e truccarsi a proprio piacimento, al poter cantare in pubblico, al viaggiare, allo sposarsi liberamente…E chi infrange queste regole viene punito: come testimonia il caso dell’ avvelenamento di circa 5000 studentesse in diverse scuole del Paese.

L’obiettivo del governo è tenere a bada il movimento di protesta generando paura nella popolazione, ma gli iraniani e le iraniane puntano oltre: alla libertà, anche a costo della loro vita; perché morire per la libertà non significa non ottenerla, ma significa sacrificarsi per procurarla a qualcun altro.

Forza donne iraniane! Urliamo con voi “Donne, vita, libertà!”.