Alcuni giorni fa Netflix, dopo un’incessante attesa, ha pubblicato la prima parte della sesta ed ultima stagione di The Crown.

Prima di iniziare a parlarne bisogna però fare un po’ di chiarezza: cos’è The Crown?

The Crown è una serie televisiva Netflix, in cui si narrano le vicissitudini della Regina Elisabetta II dal suo matrimonio con il Principe Filippo nel 1947 fino ai giorni d’oggi. Ogni stagione racconta un particolare decennio del Regno Unito sotto il regime di Elisabetta II. Ad esempio la prima stagione tratta gli eventi che vanno dal matrimonio della Sovrana (1947) fino al secondo mandato di Winston Churchill come Primo Ministro; la seconda dal primo mandato di Antony Eden  fino allo scandalo Profumo nel 1964 e così via, a scaglioni di dieci anni.

Dopo la pubblicazione della quinta stagione, che tratta della cosiddetta Guerra del Galles, i fan sono impazziti. È molto interessante e ammirevole nei confronti della produzione il modo in cui sono state affrontate le cose: Netflix è riuscito a restare oggettivo mostrando sia i lati negativi che positivi di Lady Diana e del Principe Carlo, senza suscitare negli spettatori l’odio verso uno dei due, com’è invece accaduto in molti altri film. Così facendo, Carlo non viene più dipinto come il cattivo della situazione, e neanche Diana come vittima indiscussa. Nella serie sono entrambi vittime delle pianificazioni della Famiglia Reale: Carlo è costretto a sposarsi con una donna che non ama, Diana non viene accolta o ascoltata dalla famiglia.

La sesta stagione si apre con l’incidente sul pont de l’Alma per poi tornare indietro nel tempo a quando Diana e i suoi figli partono per le vacanze sullo yatch di Dodi Al Fayed dove trascorreranno alcune settimane di vacanza, creando suspense e curiosità negli spettatori. Da qui è subito comprensibile che quello tra Diana e Dodi non era vero amore, ma una pianificazione di Mohamed Al Fayed (padre di Dodi) ostinato a far sposare il figlio con la Principessa diventando un uomo potente e ricco ma soprattutto per poter ricevere la cittadinanza inglese, infatti, obbliga il figlio a lasciare la fidanzata con la quale stava preparando le nozze perché era, a suo avviso, “non degna degli Al Fayed”. Durante questa vacanza Diana e Dodi vengono assediati dai paparazzi e sono obbligati a procurarsi delle guardie del corpo. Una scena molto commovente, è stata quella in cui Diana, tornata a Londra, chiede ai figli di abbracciarla prima di partire per la Scozia: William è restio perché è convinto di rivederla la settimana successiva non sapendo che quello sarà l’ultimo abbraccio che darà alla madre. Dopodiché arriviamo all’episodio in cui Dodi s’inginocchia e chiede la mano di Diana con un anello in oro e diamanti della collezione dis-moi oui (dimmi di sì in italiano), dal quale prende nome l’episodio. La principessa, comprendendo che tutto era stato architettato da “Mou-mou” (soprannome del padre di Dodi), rifiuta dicendo di non essere pronta ad un nuovo matrimonio e fa capire al compagno che sottostare al padre non è sempre una cosa giusta. Così lo sprona a chiarirsi con lui, ma avendone timore Dodi finge di parlare a telefono dicendo di non amare Diana. Dopo, i due decidono di uscire dal retro del Ritz perché assillati dai troppi fotografi.

Purtroppo altri fotografi li vedono e iniziano a inseguirli fino al luogo dell’incidente. È curioso da parte di Netflix che l’auto entri nel tunnel sola; i paparazzi che la inseguivano arrivano dopo pochi secondi dall’incidente. Così facendo, i produttori hanno voluto smentire la teoria di un semplice incidente? E come mai Netflix non ha riprodotto tutto l’incidente? Dalle testimonianze della guardia del corpo di Lady Diana (unico sopravvissuto), ci fu un forte flash, un motociclista che si avvicinò alla macchina controllandola per poi scappare; perché non ha raccontato dell’ambulanza che non arrivò in tempo e che fece tre soste nel tragitto per l’ospedale?

Nell’ultimo episodio, che s’intitola “conseguenze”, sia il Signor Al Fayed sia la Regina vengono chiamati in tarda notte per ricevere la notizia dell’incidente. È parsa “da Oscar” la recitazione di Salim Dau, attore di Mohamed, che non riuscendo ad entrare nell’obitorio si fa forza invocando Allah. Una volta entrato inizia a baciare il figlio per poi lanciare un urlo straziante rivolgendosi al Dio.

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Toccante anche vedere Carlo piangere d’innanzi al feretro di Diana, e l’improvvisazione di un dialogo con lei in cui Diana sembra diventare la sua coscienza personale: Carlo afferma di avere molti rimpianti e Diana di averlo amato immensamente. È come se Carlo stesse iniziando a capire il dolore che la principessa ha patito e per questo si impegna a realizzarle un funerale pubblico in modo da sperare di  essere “perdonato” da lei.

Dopo, il fantasma di Diana si mostra anche alla Regina riuscendo a convincerla che, pur essendo legata alle tradizioni inglesi, a volte cambiare non è tanto brutto. Così Elisabetta II decide di ritornare a Londra da Balmoral. Infine anche il fantasma di Dodi si presenta al padre facendogli capire che l’ambizione non è tutto e che ci sono cose più importanti dei soldi come la vita stessa.

Questa è stata una delle stagioni più belle perché Netflix è riuscito a toccare un argomento così delicato rimanendo del tutto imparziale. Inoltre è stato magnifico il modo in cui viene affrontato il lutto mostrandoci come da un giorno all’altro possano cambiare tante cose, lasciando il messaggio di vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo.

Guardando la serie sin dall’inizio Netflix crea come un vuoto anche nello spettatore, nonostante egli già sappia cosa stia per accadere. Sarebbe stato preferibile però rappresentare i litigi tra la Regina, il principe Carlo e il Primo Ministro Tony Blair per decidere se issare la bandiera a mezz’asta su Buckingham Palace in segno di lutto nazionale oppure se vedere l’inchino che la Regina fece al passaggio del feretro di Diana. Ad ogni modo questa prima parte della sesta stagione si conclude con il famosissimo discorso della Regina e con il funerale dell’ex principessa di Galles durante cui viene mostrato il dolore dei principi e soprattutto del popolo che inonda le strade di Londra e crea un “tappeto” di fiori dinanzi i cancelli di Buckingham Palace.

 

Antonio Cinquegrana

IIA linguistico