Il 27 gennaio è il giorno dedicato ogni anno al ricordo delle vittime della Shoah. E’ proprio grazie alla memoria che gli orrori dell’antisemitismo non dovrebbero più ripetersi.

E se qualcuno vi dicesse che, invece,  i campi di sterminio esistono ancora? Che non abbiamo tratto alcun insegnamento dal passato? Vi sembrerebbe folle, vero? Invece, purtroppo, quel qualcuno avrebbe più che ragione nell’affermare che è in atto un genocidio, mentre noi stiamo a guardare. Sto parlando, infatti, dei campi di concentramento in Cina in cui da anni, nella regione dello Xinjiang, viene imprigionata la minoranza etnica di origine turca degli Uiguri. Dal momento che essi sono di religione musulmana, la motivazione della loro detenzione sarebbe il contrasto di terrorismo ed estremismo.

Tutto è cominciato nel 2001 con la lotta globale al terrorismo, quando il governo cinese attuò una pesante repressione verso i movimenti separatisti,  fra cui appunto quello uigura. Dal 2009 in poi, dopo una manifestazione e alcuni scontri contro la polizia cinese, sono aumentati gli atti di repressione nei confronti della minoranza turca. Quando nel 2018 si diffuse la notizia dei campi di detenzione a Xinjiang, il governo cinese dapprima negò tutto per poi invece affermare che non si trattava di lager ma di “scuole” per rieducare i musulmani. Dalle immagini satellitari sembra che ne esistano più di 400.

Ma un’intervista pubblicata dal giornale “The Guardian” ha fatto luce sul macabro fenomeno di questi campi di morte. A raccontare ciò che accade in quei luoghi è stata una donna che, grazie alla sentenza di un giudice, è stata scarcerata dopo tre anni di prigionia. Ella ha riferito che in realtà in quelle scuole si praticano un indottrinamento continuo e modalità educative spersonalizzanti e assurde. Tutto è volto ad reprimere il credo musulmano, costringendo i detenuti a rinnegare le loro credenze, a venerare il Partito Comunista e a infrangere i divieti del Corano, quali non mangiare carne di maiale o non bere alcolici. I risultati agognati dai carcerieri vengono raggiunti, quando qualcuno si mostra ostile, anche attraverso la tortura; né mancano gli stupri e altre forme di abusi. Quando finalmente un detenuto viene rilasciato, dopo che è diventato il cittadino che il governo richiede, viene ugualmente sorvegliato dallo Stato.  La Cina vorrebbe farci credere che nei suoi campi di concentramento sono rinchiusi solo “i ribelli”; in realtà la maggior parte di essi non vengono nemmeno processati. Ad approfittare della situazione sono infine i marchi più potenti del mondo, come Nike, Apple, Volkswagen, Nike, BMW e Samsung: nelle loro fabbriche situate in Cina vengono indirizzati ai lavori forzati i prigionieri.  E mentre milioni di persone soffrono, la Disney ha ringraziato nei titoli di cosa del live action “Mulan”, otto dipartimenti politici dello Xinjiang.

Oltre tutto, due anni fa, tik tok eliminò il video e chiuse il profilo di una ragazza, la quale fingendo di realizzare un tutorial di make up, denunciò la Cina per questi crimini che infrangono i diritti umani. Questa è un’azione gravissima da parte di un social media, dato che dovrebbe favorire la circolazione di notizie e non certo la censura. E’ ripugnante il fatto che la storia si stia ripetendo e che un’altra popolazione subisca una repressione disumana. Ed è ancora peggio il fatto che non se ne parla abbastanza. Alcuni dicono che informazioni del genere non ci sono arrivate perché l’attenzione generale è incentrata sulla situazione Covid, ma in realtà queste atrocità si verificano da anni.

E’ possibile che l’odio umano possa arrivare a tanto? Che senso ha ricordare ogni anno gli abomini di ieri per poi ignorare quelli di oggi?  Qui si parla di privazione della libertà, la cosa più importante che una persona possiede, e noi siamo qui a far nulla, ad aspettare che tik-tok blocchi l’ennesimo utente che ha il coraggio di chiedere giustizia.  Perciò è importante far circolare la notizia, parlarne ai telegiornali e nelle scuole, scriverlo sui giornali! Facciamo in modo che la testimonianza di quella donna non sia vana, che il sangue versato di questo popolo smuova gli animi. Quando stasera andrete a dormire, mentre vi godrete il tepore del vostro letto, pensate a chi da anni è stato portato via da casa sua e non può più vivere in maniera tranquilla. Alle feste, ai compleanni, alle riunioni di famiglia, pensateci. Riflettete sulla vostra autonomia, sulla vostra libertà di pensiero e di parola. Cercate di comprendere che queste sono le cose che più vi rendono ricchi.

Tenete a mente che Xinjiang è il nuovo Auschwitz e gli Uiguri sono gli odierni Ebrei.

 

Chiara Cinquegrana, III A classico