Riscrittura a quattro mani del capitolo 1 del Libro La donna Tessitrice di Teresa Civitella

Classe I D S – Alunne : Paolella Ludovica , Tufano Ilaria Rita, Pagano Rita Monica,  Izzo Gaia

Un Errore Fatale

Nel paese erano tutti sconvolti dalla morte improvvisa dei due consiglieri della città, Lee e Clark, da poco promossi. La gente non parlava d’altro e le mogli Publilia e Licinia erano sconvolte. Le indagini furono affidate ad un amico di una delle vittime, Marcus Woods, che senza sprecare tempo prezioso iniziò ad interrogare i sospettati, per avere il maggior numero di informazioni sul decesso. Iniziò bussando alla porta di Licinia, la moglie di Fred Clark che gli aprì la porta, che nonostante la morte del marito avvenuta la sera prima, non sembrava del tutto sconvolta. Woods, con il suo distintivo timbro basso, la salutò: “Salve signora, sono molto dispiaciuto per la sua perdita. Mi sono state affidate le indagini sulla morte improvvisa di vostro marito e del signor Lee”. Licinia lo guardò, senza dire una parola, stranita e dubbiosa dalla sua presenza nella sua abitazione.

“Licinia, si sente bene? riesce a sentirmi, volevo farle delle domande per il caso di vostro marito”, la risvegliò Woods dai suoi pensieri, appoggiando una mano sulla spalla di Licinia che in un attimo scoppiò in lacrime, accasciandosi contro il muro sconvolta. Sembrava quasi avesse appena realizzato la morte del marito. Woods, subito cercò di soccorrerla, cercando di portarla verso il salotto poco distante, ampio e tipico del periodo rustico, e si diressero verso il la poltrona in legno ricoperta con una stoffa bianca ricamata da fiori. La fece sedere e il suo ospite si accomodò proprio di fronte a lei: “Allora Licinia come si sente, si è calmata?” gli chiese con tono pacato, trattandola come fosse di vetro. Licinia annuì, pronta ad ascoltare ciò che chiedeva l’ispettore: “Ero venuto qui per farle alcune domande, come già detto prima”, la signora Clark annuì nuovamente senza conferire parola, così proseguì senza guardarla negli occhi: “Ciò che è successo ieri sera, vuole raccontarmelo secondo il suo punto di vista?”

Licinia aprì bocca per la prima volta dopo essersi seduta, asciugandosi le lacrime, ormai asciutte sulle guance: “Ho ricordi vaghi di quella sera, il mio John e il suo amico Fred erano appena usciti dal lavoro ed erano venuti qui da me e Publilia a dirci del loro aumento: erano appena stati promossi a consiglieri della città, e subito ci siamo preparate per andare in un locale poco distante da lì per festeggiare, mi sembrava si chiamasse Jezz…”Licinia fece appena una pausa per riprendere fiato e continuò, “appena usciti di casa camminammo per poco tempo, entrammo nel locale e arrivò una cameriera davvero molto bella, la ricordo per i capelli mossi e biondi che le ricadevano lungo le spalle e gli occhi color mare, non ricordo il nome…comunque era solo una cameriera, non ci feci molto caso. Ci fece sedere ad un tavolo poco distante dalla porta e ci disse che se ci saremmo voluti trattenere per vedere un violinista esibirsi, avremmo potuto prenotare un tavolo per il dopo cena. Noi acconsentimmo entusiasti e dopo aver mangiato, la stessa cameriera aprendo le tende scoprì un’altra parte del locale con un tavolo bar, un palco e molte poltroncine con tavoli rotondeggianti, tutti in stile jazz. Ci accomodammo e ordinammo dei drink, gli unici alcolici che io e Publilia bevemmo quella sera. Pochi minuti dopo la sala si riempì e il violinista iniziò a suonare, mentre noi parlavamo del più e del meno, ma soprattutto della promozione che avevano avuto Fred e John…”, pronunciò il suo nome con fatica ma non si scompose, “…passammo una bella serata e ad un certo punto io e Publilia andammo in bagno per ritoccarci il trucco ma sentimmo delle urla provenire dalla sala. Ci precipitammo a controllare cosa fosse successo e vedemmo tutti accerchiati ai corpi distesi nei nostri mariti, caduti dalle sedie con i bicchieri rovesciati dai tavoli. Da lì non ricordo molto, tutto era confuso. Ricordo solo che i carabinieri ci hanno portato via e hanno coperto i corpi.”

Wood ascolto in silenzio riflettendo su ognuna delle parole dette dalla signora, ringraziò Linicina e gli disse che sarebbe venuto ad aggiornarla appena avrebbe avuto notizie. Dopo essere uscito di casa andò ad esaminare la scena del crimine, la parte più importante della storia. Entrò nel locale e ad accoglierlo fu la cameriera descritta da Licinia, la bionda con gli occhi azzurri. Lei lo osservò e, come se avesse già capito tutto, gli indicò senza dire niente la scena del crimine. Saranno stati i suoi vestiti oppure il distintivo? Ad ogni modo, Wood seguì le sue indicazione ed entrò nella scena del delitto, e vide bene le due sagome di sangue lasciate dai corpi. Non si avvicinò troppo ma si concentro ad osservare il tavolo dove erano appoggiati i due bicchieri, e mettendosi dei guanti e li esaminò.

Scoprì una polverina bianca sul fondo di uno dei due bicchieri, mentre in un altro c’era una polverina giallastra, e subito capì si trattasse di un avvelenamento. Il problema era che si trattava di veleni differenti, forse acquistati due persone diverse. Posò i bicchieri e, uscendo dalla sala di corsa, disse alla cameriera che sembrava stare a guardia della scena, che non sarebbe dovuto entrare nessuno. Uscì dal locale dirigendosi verso la casa dei Lee, busso ma, con sua sorpresa, gli aprì una giovane donna che lo guardò insospettita. Era perplessa ma lo fece entrare, e Woods, senza commentare, subito si diresse in salone. Non trovando chi cercava, si diresse nello studio del marito e la trovò seduta alla sua poltrona che sistemava delle carte. Woods si sistemò la cravatta e: “Salve signora Pubilia, sono l’investigatore Woods e sono qui per porle alcune domande sull’assassinio ormai certo di vostro marito.” disse. Publilia lo salutò e si risistemò sulla sedia pronta ad ascoltare, gli fece segno di entrare e accomodarsi sulla sedia di fronte alla sua.

“Grazie. Vorrei cominciare chiedendole di iniziare a raccontarmi ciò che è successo appena siete entrati nel locale, so che vostro marito ebbe una promozione” gli disse accavallando le gambe. Ella iniziò “Appena entrati siamo stati accolti da una semplice cameriera, che, ora che ci penso Fred guardò in un certo modo che non saprei spiegare… Comunque, dopo cena ci ha portato in un’altra sala, ci ha servito da bere io e Licinia avevamo preso due martini mentre Fred e John avevano bevuto dei bicchieri di scotch, ma non ricordo quanti.” Wood la interruppe dicendo: “Va bene così, e mi sa dire verso che ora siete andate in bagno lei e la signora Licinia?”.

“Si, penso siano state le 23:45”.

“Va bene grazie mille, tornerò se avrò altre domande” le lo salutò annuendo e ritornò alle carte che stava compilando senza più guardarlo. Prima di andarsene, Woods incontrò la cameriera di prima, che guardandolo, sembrava sapere qualcosa.

Woods, allora, si avvicino e le chiese: “Lei sa qualcosa, non è vero?”.

La cameriera annuì ma non volle diglielo nel corridoio – la padrona avrebbe potuto sentirla – così lo fece uscire fuori, sul portico, e gli disse molto frettolosamente: “Senta signore, io so molto poco ma sappiate che la signora Publilia odiava il signor Lee: lui la picchiava perché pensava lo tradisse ma in realtà era il contrario; ne aveva molte, in verità…” e subito rientrò in casa, girando le spalle a Woods senza dire una parola. L’investigatore, ancora scosso da quella dichiarazione, scese i gradini della villa per tornare a casa: si era fatto parecchio tardi.

Passò l’intera notte insonne, con la mente piena di pensieri contrastanti, per il veleno aggiunto nei bicchieri di Lee e Clark. Arrivò alla conclusione che la reazione avviene pochi minuti dopo un sorso; quindi ciò escludeva fosse stato qualcuno all’interno del locale perché si sarebbe sciolto tutto mettendo prima i veleni e poi il drink.

La mattina dopo Woods si svegliò presto per andare a casa di Licinia per porle qualche altra domanda e poi sarebbe andato da Publilia per lo stesso motivo. Si incamminò quindi respirando l’aria fresca di quella mattina di ottobre. Arrivato da Licinia entrò, e la trovò seduta sulla poltrona leggendo un libro che subito richiuse appena sentì la porta. Licinia gli fece un sorriso debole e disse: “Marcus come mai ti sei recato così presto qui da me, forse hai novità sul caso?”, Wood annuì accomodandosi su una delle poltrone, “Licinia, ero venuto per farle altre poche domande sul caso, perché credo di essere quasi alla soluzione e che sia proprio sotto il mio naso. Uhm, volevo chiederle se per caso sa se durante te la serata suo marito e il signor John si sono alzati dai loro posto per andare da qualche parte”, “ Sì, in effetti si, sono andati a vedere dei quadri e a parlare d’affari lontano da noi che siamo rimaste al tavolo. Abbiamo chiacchierato un po’ con la cameriera che era arrivata a servirci i drink”.

Woods sorrise: aveva il colpevole in pugno. “E vorrei chiederle che rapporto lei aveva con suo marito, magari anche quello di Pupilia e John, se lo conosce”. “Con mio marito andavo d’accordo, anche se negli ultimi tempi era molto distaccato e interessato agli affari. Sa, con l’aumento ottenuto abbiamo molti più soldi e volevamo trasferisci in una casa più grande ma ora tutti quei soldi li ho io e non so che farci; Pupilia e John erano diversi per certi versi, a volte John era un po’ violento e assente per il lavoro, Pupilia credeva la tradisse ma John affermava sempre il contrario. Io sono certa che la tradisse con una donna che vedeva spesso, ma non ho sentito altro. So solo che dopo l’aumento John avrebbe voluto lasciare Publilia così da poter amministrare la sua dote come credeva e cercare di fare carriera, lei è sempre stata una donna molto intelligente.” Sorrise alle parole di Licinia, rispondendole di non aver bisogno di altre domande, perché il puzzle si stava completando, ed era arrivato alla soluzione. Salutò tranquillamente Licinia e andò a casa di Pubilia che stranamente apri la porta personalmente e lo fece accomodare, ordinando con aria severa alla cameriera di portare del tè.

Woods non perse tempo, ormai già aveva un colpevole “Salve signora, sarò molto diretto quest’oggi: volevo chiederle se è felice che ora suo marito sia morto”, Publilia aggrottò la fronte con aria interrogativa e incert. Non sapeva se volesse rispondere a quella domanda, poi però emise un sospiro: ormai, non aveva niente da perdere. “Salve anche a lei, detective. Sono confusa da questa sua domanda ma, sì, sono felice che mio marito sia morto. Non le mentirò, finalmente ho la mia libertà e posso vivere una vita serena, facendo qualsiasi cosa che possa farmi dimenticare la noia nel fare niente, l’impossibilità d’imparare e di dover ascoltare sempre Fred e non contraddirlo mai.

Riprese fiato e una lacrima le rigò la guancia. L’asciugò velocemente temendo quell’atto di debolezza. “Ha finito con le domande o ce ne sono altre?”. Dopo un altro paio di domande, corse in centrale: aveva un verbale da scrivere.

“Buonasera, ho notizie riguardo l’avvelenamento del signor Lee e del signor Clark: so chi sono gli assassini”.

Il Verbale recitava:

VERBALE DI ARRESTO OBBLIGATORIO IN FLAGRANZA DI REATO

Il giorno 15 maggio, alle ore 23:51, il sottoscritto investigatore Marcus Woods ha denunciato gli assassini di Fred Clark e John Lee: le mogli dei sopracitati, Licinia Clark e Pubilia Lee. Sulla scena del crimine sono stati trovati due bicchieri contenenti diversi tipi di veleno, procurate dalle assassine al mercato e hanno versato nei due bicchieri all’allontanamento dei mariti.

Moventi dell’assassinio: Licinia, avendo conosciuto un altro uomo, della quale si era invaghita, voleva allontanare il marito. Ciò dopo un matrimonio combinato dalla famiglia della stessa Pubilia, stanca dei maltrattamenti del marito e desiderosa di iniziare una sua vita, senza però disubbidire ai genitori, ricchi medici.

Licinia e Pubilia furono arrestate subito ma solo Licinia protestò, dicendo che lei non avrebbe mai ucciso il marito, che ciò che stavano accusando era una sciocchezza: fece di tutto pur di farsi scagionare. L’amica non disse granché, era triste e rassegnata.

La pena prevista per le due assassine era la decapitazione, che fu approvata. Dopo 5 giorni in prigione, il 20 maggio furono decapitate.

Passate molte settimane dall’accaduto, e per chiudere il caso, Marcus Wood andò a ritirare le dichiarazioni di successione. Aprendo l’attestato del signor Lee, si sorprese nel vedere che tutti i suoi beni non sarebbero stati legittimamente della moglie, ma di una certa Katrin Evans. Vide la foto e rimase sconvolto: era la cameriera bionda del Jezz. Cercò prove, giorno e notte, e, dopo aver fatto un altro paio di interrogatori, molte ipotesi e altrettanti ricerche, arrivò ad una conclusione.

Katrin Evans, cameriera del Jezz da 3 anni ormai, era l’assassina dei due uomini. Era l’amante del signor Lee, che incontrò proprio durante un turno serale, ed era stanca di essere messa da parte. Così lo convinse a farla diventare la sua legittima erede: li avrebbe resi più uniti come coppia, diceva. Arrivato il giorno del delitto, era pronta per attuare il suo omicidio, ma, per non dover avere a che fare con sua moglie dopo la morte, decise di mettere il veleno in due bicchieri, che pensava sarebbero stati dei coniugi, e dopo aver finto un malore, se ne andò per non essere una sospettata.

Woods capì il grande errore da lui stesso commesso, ma cercò di rimediare. Andò nel ristorante per cercarla e arrestarla, ma, sfortunatamente, non la trovò: a detta dei suoi colleghi, ormai era troppo ricca per lavorare al bar, e aveva deciso di investire i suoi soldi nel proprio essere, viaggiando per il mondo e diventando una importante critica culinaria.

Paolella Ludovica , Tufano Ilaria Rita, Pagano Rita Monica,  Izzo Gaia, 1D scientifico