“La musica ha il potere di unire tutti i popoli, ma anche di veicolare messaggi che vanno ben oltre il semplice intrattenimento”. Questa è la “filosofia di vita” del giovane siriano Aeham Ahmad, pianista diventato celebre per aver suonato le sue composizioni tra le macerie, facendo diventare la musica un’arma contro il terrore. Aeham è nato nel campo profughi di Yarmouk, alla periferia di Damasco, nel 1988. Fin da piccolo, anche grazie agli insegnamenti del padre, si è avvicinato alla musica classica, tanto da diplomarsi al Conservatorio. Il ragazzo si rifugia nella sua passione per sfuggire all’orrore che ha caratterizzato quegli anni. Continuamente l’insediamento viene assediato e in molte parti distrutto. Yarmouk è ancora assediato e nessuna organizzazione entra per distribuire cibo. Il campo è scomparso dalla coscienza pubblica. Rischiando la vita, Aeham ha suonato il suo pianoforte per le strade di Yarmouk per trasmettere un po’ di speranza e gioia suonando musica tra la gente. I video delle sue esibizioni tra le rovine diventano virali e fanno il giro del web: il pianista vuole trasmettere un importante messaggio: ricordare al mondo della condizione di queste persone, distrutte fin dalla nascita da un mostro chiamato guerra. Però, nella primavera del 2015, i miliziani dell’Isis, a seguito di un divieto riguardante la musica, bruciano il pianoforte davanti ai suoi occhi, e ammazzano un bambino che stava assistendo alla sua performance. “Ho tenuto i primi concerti nel campo spinto dalla preoccupazione per i bambini, volevo compiere una piccola rivoluzione, vederne uno morire mentre il mio pianoforte andava a fuoco è stato doloroso” ha dichiarato il pianista, che dopo questo episodio ha deciso di raggiungere l’Europa, fino ad arrivare nella cittadina tedesca di Wiesbaden, aiutato da un giornalista che gli ha spedito il denaro per il viaggio. Da quel momento la sua vita ha una svolta: Aeham pubblica il suo primo disco, “Music for Hope”, in cui racconta il dramma della guerra in Siria, mischiando musica classica e canto arabo, e inizia dei tour in tutto il continente. Però l’artista non si limita a suonare nei teatri, dove riesce a guadagnare dei soldi per la sua famiglia, ma continua a fare concerti per strada, gratis. “Ritengo molto importante la questione dei concerti gratuiti. Ci sono molti rifugiati che vivono in condizioni difficili, non riescono ad integrarsi nella società. Con la mia musica cerco di regalare loro dei momenti di gioia, il mio obiettivo principale è quello di farli sorridere e al contempo di dar loro la possibilità di incontrare, durante le mie esibizioni, chi ha la fortuna di vivere dove è nato”. Il giovane è inoltre convinto che la musica possa essere uno strumento utile per fare in modo che si continui a parlare della guerra in Siria e che si crei un ponte tra i popoli, tra chi è più fortunato e chi purtroppo non lo è.
Aeham Ahmad attacca i politici che non sostengono la politica dell’accoglienza, facendo notare che i terroristi sono semplicemente  fanatici, e possono nascondersi sia tra i migranti che tra gli europei. “Accogliere persone che scappano dalla guerra è un diritto umanitario che va rispettato. Allora chiudiamo le frontiere e facciamo soffrire tutti i siriani a causa dei bombardamenti? Purtroppo saremo davvero in pace solo quando chiedere asilo politico non sarà più necessario”.
La storia di questo ragazzo è un altro esempio di come la musica, e in particolare la passione, riesca a salvare la vita delle persone. A volte basta davvero poco per cambiare le condizioni di una comunità: un pianoforte tra le macerie, una voce per cantare speranza per il futuro e per portare un briciolo di gioia in una terra devastata.