Connett al Pitagora – Croce: “Zero rifiuti per un pianeta più sostenibile”
Entusiasmo. E’ stato questo il filo conduttore della conferenza tenuta lo scorso 31 ottobre dall’attivista ambientale statunitense Paul Connett nell’aula magna del nostro liceo. Docente di Chimica e Tossicologia presso la St. Lawrence University nello stato di New York, lo studioso ha fatto tappa a Torre Annunziata nell’ambito di un più vasto progetto internazionale che lo ha già condotto in 268 città italiane. Si tratta di “Zero Waste”, un innovativo piano di gestione di rifiuti che mira a una drastica riduzione dell’impatto ambientale della cosiddetta “frazione residuale”, ossia la parte dei nostri rifiuti che, per le particolari caratteristiche chimiche dei materiali che la compongono, non può essere riciclata. Al progetto, accolto in Italia nel 2007 dal piccolo comune toscano di Capannori, hanno già aderito diversi comuni dell’area vesuviana, tra cui Torre del Greco, Boscotrecase e Boscoreale.
Con un’energia e una vitalità più uniche che rare, nel corso della mattinata il prof. Connett ha più volte sottolineato che il pianeta si è ormai avviato verso un punto di non ritorno, superato il quale ogni intervento risulterà vano. Il suo piano, volto a evitare questa drammatica eventualità, può essere riassunto in un vero e proprio decalogo, dieci “passi” che ogni comunità è chiamata a realizzare. Primo di essi, ovviamente, la “separazione alla fonte” dei rifiuti, ossia una corretta differenziazione degli oggetti di uso domestico. Particolarmente efficace risulterebbe in tal senso anche la raccolta porta a porta, organizzata in modo tale da poter premiare economicamente, grazie ad appositi chip posti sui sacchetti, i cittadini che producono meno rifiuti indifferenziati.
Sebbene indispensabili, queste misure costituiscono secondo Connett solo il punto di partenza. Fondamentale, infatti, è anche la partecipazione della comunità scientifica, che dovrebbe indirizzare i propri sforzi verso la ricerca di nuovi metodi di riciclo, incoraggiando la fondazione di centri studi che analizzino le proprietà chimiche della frazione residuale. All’impegno della scienza deve però essere necessariamente complementare quello della politica, che troppo spesso agli impianti di riciclo preferisce inceneritori altamente inquinanti. Esemplare, a questo proposito, la vicenda del maestro toscano Rossano Ercolini: gli sforzi per evitare l’apertura di tre inceneritori nella piana di Lucca gli hanno consentito di ricevere il prestigioso “Goldman Environmental Prize” nel 2013.
Aspetti, questi, che hanno interessato la folta platea di liceali, dando vita a un interessante dibattito conclusosi con la promessa del professore di tornare il prossimo maggio e l’impegno da parte degli studenti a mettere in pratica alcuni dei “passi” presentati nel corso del convegno. Che insegnamento trarre, dunque, al termine di un’esperienza tanto stimolante? Al di là di ogni tecnicismo, il professor Connett è riuscito a dimostrare che, come affermava Andy Wharol, ” avere la terra e non rovinarla è la più bella forma d’arte che si possa desiderare”.
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