img_0802-copia1Ferite a morte di   Serena Dandini, famosa conduttrice di varie trasmissioni di satira, tratta un argomento delicato: il femminicidio. Possiamo dividere il libro in più parti: nelle prime pagine la scrittrice spiega com’è nata l’opera, ricordando ai lettori che quasi sempre i killer delle donne sono mariti, ex mariti, fidanzati ed ex fidanzati. Sottolinea anche il fatto che questi uomini sono spesso intrappolati in una mentalità chiusa e, dunque, sono i primi a dover essere aiutati. Dopo ciò il libro si sviluppa con diversi monologhi, separati tra loro, nei quali si dà voce a donne vittime di violenza. Credo che sia importante parlare di determinati avvenimenti perché il numero di vittime   annuali in Italia è crescente. Purtroppo, la maggior parte delle volte perchè ancora oggi  le donne tendono a giustificare i comportamenti dei loro uomini. Altre, poi, hanno paura di denunciare anche perché non vengono mai del tutto tutelate. Hanno paura perché quando decidono di denunciare il loro compagno quest’ultimo non viene quasi mai mandato in carcere ma solo fatto allontanare. Il problema è che la legge prevede che le donne possano rifugiarsi in apposite case-famiglia ma ovviamente in Italia di queste case ce ne sono ancora troppo poche. Un esempio recente è l’uccisione di Enza Avino, 36 anni, avvenuta il 14 settembre del 2015. Denunciato il marito per stalking, la sua vita iniziava a migliorare finché, una volta scontata la pena, l’uomo non ha perso occasione per vendicarsi e spararle. La causa di un mondo pieno di violenza è sempre la stessa: l’ignoranza. Ignorante non è colui che non capisce ma è colui che ignora, che non va oltre i suoi modi di pensare. Spesso pensiamo che  “violento” sia un delinquente ma non sempre è così. Non si può mai conoscere del tutto una persona; il suo mestiere non fa di lui un gentiluomo né un violento.

Gaia Fabbrocino  II A classico

Spettacolo teatrale e successivamente libro, Ferite a morte è il frutto di un’idea  della notissima conduttrice televisiva Serena Dandini. L’autrice ha voluto riprendere uno dei drammi che, purtroppo, affligge ancora la nostra società: il femminicidio. Ma stavolta, attraverso questo libro, si è avuta la possibilità di trattare il tema in un modo originale, diverso da quello con cui viene proposto dai programmi giornalistici i quali, troppo spesso, si concentrano sull’avvenimento che gli procurerà lo scoop e dimenticano di raccontare chi era davvero quella donna, alla cui vita un uomo frustrato ha deciso di mettere un punto. La Dandini con intelligenza e molta determinazione ha immaginato di dare alle donne vittime di femminicidio la possibilità di raccontare le proprie storie attraverso monologhi, aggiungendo sempre un pò di ironia perchè, sostiene, la vita è anche questo. Inoltre il testo ci fornisce  anche  un quadro completo di questo argomento: l’origine del sostantivo ‘femminicidio’,  le varie tipologie di violenza sulle donne che ricorrono nel mondo (matrimoni precoci, sfruttamento sessuale, privazione dell’istruzione…). Non mancano le teorie per provare a spiegare perchè gli uomini, così, magari da un giorno all’altro, diventano spietati carnefici, abbastanza potenti da poter decidere di porre fine a una vita innocente.

Il libro si chiude passando in rassegna i provvedimenti  presi da alcuni paesi, i quali ci danno la prova che, finalmente, il mondo si sta accorgendo di questa realtà e che si sta facendo il possibile per essere vicino alle donne.

Ormai, anche nel nostro paese, sempre più donne sono vittime di uomini passionali e gelosi; sempre più donne appaiono fragili e sottomesse: è una vergogna. Ci siamo evoluti in ogni campo. Come è possibile che ci siano persone (se così possiamo definirle) che ancora considerano la donna una proprietà o addirittura un giocattolo nelle mani del sesso opposto? Nessuna risposta, le parole non bastano più. L’ ignoranza e la sofferenza devono essere fermate con i fatti.

Ilaria Betrò  II A classico