Come è scritto nella prefazione del libro, “…che sapesse scrivere, Cesare Cremonini, lo avevamo già capito dalle sue canzoni. Ma qui il cantautore si conferma scrittore”. Let them talk è il primo libro scritto dal noto cantante bolognese, pubblicato il primo dicembre scorso ed edito da Mondadori. In esso Cremonini ripercorre i suoi vent’anni di carriera: dal grande successo raggiunto come leader dei Lunapop nel 1999, agli inizi di un percorso da ricostruire come solista, passando dai concerti gratuiti nelle piazze fino a quelli nei palasport e negli stadi più importanti d’Italia. Inoltre si intrecciano racconti sulla sua famiglia- soprattutto sul padre, venuto a mancare circa un anno fa-, storie d’amore, amicizie, feste, viaggi. Immancabili i riferimenti alla sua Bologna, la città di Dalla, Battisti e Carboni, che lo ha visto nascere e crescere, sia come uomo che come artista. Il titolo del libro fa riferimento ad un discorso tra Cremonini e il suo psichiatra. Il cantante ha sofferto di schizofrenia e il terapeuta gli ha dato questo consiglio, valido ancora oggi: quando i mostri tornano a farsi vedere l’unica cosa da fare è “let them talk”, cioè lasciarli parlare. Tuttavia in questo libro sono le canzoni a parlare. Infatti è importante precisare che questa non è un’autobiografia, perché la storia principale non è quella della vita di Cesare Cremonini, ma la storia dei suoi brani. Sfogliare l’indice è come leggere la scaletta di un concerto: si inizia con 50 special, poi Qualcosa di grande, Le sei e ventisei, La nuova stella di Broadway; si conclude con le più recenti Poetica e Al telefono. Attraverso un insieme di riflessioni, aneddoti, nottate intere trascorse negli studi di registrazione comprendiamo che ogni canzone è una storia. Da buon cantautore, Cremonini aveva lasciato che ognuno di noi, ascoltando i suoi pezzi alla radio, in Tv o nelle cuffie del cellulare, si ritrovasse in qualcuno di essi e immaginasse la sua storia. Stavolta ha deciso di esporsi, facendo raccontare ad ogni brano alcune parti della sua vita, affidando, però, al lettore il compito di mettere insieme i frammenti.

Per gli amanti della musica e delle storie questo libro è una manna dal cielo. Il 2020 ha posto temporaneamente fine ai concerti, ma non alla musica. Spesso essa è per noi un salvagente, capace di tenerci in vita anche nei momenti più bui, come questo. Ho apprezzato molto il fatto che Cesare Cremonini abbia sempre scritto le canzoni che voleva scrivere, spesso andando contro il parere dei discografici, che gli rimproveravano i ritornelli troppo lunghi, le code strumentali…; niente a che vedere con la musica commerciale di adesso. Ma il cantante è andato dritto per la sua strada, inseguendo i suoi obbiettivi, che talvolta sono diventati ossessioni. Il rapporto che Cremonini ha con la musica è sintetizzato nelle parole finali del libro: “Ho più ricordi attorno alla musica e al vizio della scrittura che a tutto il resto […] Tutto perde di significato lontano dalle canzoni, come se fosse impossibile starci lontano”.

Rossella De Simone, IV A classico