La multinazionale statunitense Disney ha vietato ai bambini al di sotto dei sette anni  la visione di Peter Pan, Gli Aristogatti e di Dumbo, eliminando i film dal catalogo della sua piattaforma streaming. La motivazione di tale provvedimento sembra essere il fatto che ognuno di questi tre film presenta contenuti razzisti. Nel primo, infatti,  gli indiani della tribù vengono chiamati dal protagonista “pellerossa”. Ne Gli Aristogatti,  il gatto siamese Shun Gon presenta dei tratti che rimandano alle tipiche fattezze asiatiche. In Dumbo, infine,  c’è una canzone in cui vengono pronunciate la parole: “e quando poi veniamo pagati buttiamo via tutti i nostri sogni”, considerata come un insulto alla memoria degli schiavi afroamericani. Per fortuna, le pellicole non sono state eliminate del tutto, poiché possiamo trovarle nella sezione adulti, con tanto di avviso che informa delle discriminazioni contenute.  

La scelta dell’azienda sembra condivisibile, non trovate? Dopo tutto è normale che fra principesse che insegnano alle bambine a sposare il primo che passa e ad aspettare di essere salvate da un uomo, topoline che affermano :“Cucire è un  lavoro da donne”  e chi più ne ha più ne metta… il problema sia rappresentato da questi tre cartoni.  

Dopo aver ricevuto la medaglia al valore femminista per aver inserito nei suoi live action delle super-principesse che non hanno bisogno di niente e di nessuno, la Disney è in corsa per ricevere la coppa del “politically correct”. Ovviamente, tale azione si spiega con motivi di business e con il bisogno di difendere la reputazione della multinazionale, ma poi non si comprende perché non sia stato applicato il bollino rosso anche a tutti gli altri film  impregnati di stereotipi e fatti discutibili. Basti pensare che alcune delle bellissime protagoniste non hanno nemmeno diciotto anni e sposano uomini molto più grandi di loro; per non parlare del loro aspetto: alte, magre, con occhi grandi e capelli stupendi. Se la Disney avesse una mente così aperta e al passo coi tempi, potrebbe creare una nuova principessa, per non convincere le piccole spettatrici che essere belle significa possedere l’ugola d’oro e un vitino di vespa. Anche con una scelta del genere si può fare la differenza e lanciare un importante insegnamento ai più piccoli. Viene inoltre spontaneo domandarsi se non bisognerebbe modificare la società, piuttosto che un catalogo streaming. I bambini possono essere testimoni di atti di razzismo ovunque, ma non davanti al televisore mentre guardano i cartoni. Possono interfacciarsi con la violenza e la discriminazione anche a casa, se non addirittura a scuola.  Ma è proprio tramite la visione di contenuti come questi che essi possono spaziare con la mente, ampliare la loro fantasia e stimolare la voglia di sognare. Oltre tutto, la bellezza delle pellicole è tale da compensare tutti gli aspetti che potrebbero dar fastidio, come quelli sopra accennati, soprattutto se ci si ricorda del fatto che i film sono stati realizzati molti anni fa, in un’altra società e con altre ideologie. 

 La verità è che ormai si presta attenzione alle futilità, mentre si sorvola sui problemi veri e propri. E pazienza se l’attrice che interpreta Mulan,  Lìu Yifei, supporta la violenza della polizia cinese contro i protestanti pro-democrazia. Alla fin fine, è sicuramente meno grave di un gatto con un nome e un aspetto asiatico, no? 

Chiara Cinquegrana, IIIA classico