LE PROTESTE IN GEORGIA: la Georgia tra Europa e Russia
Negli ultimi giorni la Georgia, piccola nazione incastonata nel Caucaso, è stata investita da una serie di violente proteste in cui decine di migliaia di manifestanti richiedevano l’abolizione della controversa “legge sugli agenti stranieri”. La normativa prevedeva che tutte le associazioni non commerciali che ricevessero oltre il 20% dei propri finanziamenti dall’estero , si dovessero registrare, appunto, come agenti stranieri. Secondo le opposizioni e, peraltro, molte istituzioni continentali e internazionali, il fatto che queste associazioni (tra cui anche canali d’informazione) si dovessero registrare come “agenti stranieri” avrebbero dato loro una connotazione negativa facendole apparire come delle “spie” e le avrebbero, inoltre, sottoposte a una stretta sorveglianza da parte del governo. Le multe destinate a chi trasgrediva la legge sarebbero dovute ammontare a 25.000 Lari georgiani , cioè circa 9000$, altissime in un paese dove il PIL pro capite è di soli 5000$ (appena il 15% di quello italiano). Una legge che, a detta di molti, sarebbe stata costruita per imbavagliare i media indipendenti e avere il controllo dell’informazione all’interno del paese; inoltre, avrebbe complicato il processo d’ ingresso della Georgia nell’Unione Europea in cui il paese aspira di entrare da anni. Infatti l’unica nazione all’interno dell’UE ad avere una normativa simile è l’Ungheria che in questi ultimi anni non si è di certo distinta per la condizione positiva della sua democrazia. Ma a preoccupare i georgiani è stata, in particolare, la circostanza che con una legge molto simile emanata in Russia nel 2012 Putin è riuscito ad avere il definitivo controllo dell’ informazione all’interno del paese. C’è da ricordare che i rapporti tra i georgiani e la Russia sono stati difficili negli ultimi anni. Il paese transcontinentale occupa infatti una parte del territorio georgiano (le regioni dell’Abcasia e dell’Ossezia del Sud) e ha invaso la Georgia nel 2008. Quindi i rapporti tra i due stati dovrebbero essere pessimi (e lo sono stati a lungo) ma nelle ultime settimane il partito al potere “Sogno georgiano” (che si dichiara europeista) sembra voler invertire in modo anomalo la rotta, non solo avvicinandosi diplomaticamente ma anche cercando di duplicare il sistema politico russo, fatto incarnato proprio da questa legge. I georgiani (che per l’85% sono favorevoli all’ingresso nell’UE) non hanno di certo apprezzato la cosa, forse rivedendo lo spettro di un controllo russo che, storicamente, si è prolungato per diversi secoli fino all’’indipendenza del paese caucasico nel 1991. Ed è così che sono scesi in piazza e si sono ribellati alla legge. Le proteste hanno da subito assunto un connotato violento, con la polizia che ha impiegato idranti, gas lacrimogeni e bombe carta. Ma, nonostante questo, le manifestazioni sono continuate e i manifestanti hanno ottenuto, in soli due giorni, l’abolizione della legge (in realtà le proteste continuano ancora oggi perché la popolazione non si fida del governo). Ed è così che questo evento è diventato emblematico della lotta per la democrazia all’insegna della libertà e dell’europeismo. Virale è diventato il video di una signora che imperterrita, davanti agli idranti della polizia, continuava a sventolare la bandiera dell’Unione Europea, vista come unica ancora di salvezza per i georgiani. E di questo dovremo essere fieri. Prima che anche questa ennesima storia cada nel dimenticatoio è bene riflettere che la democrazia è un bene prezioso ma fragile e per cui bisogna sempre lottare, dato che lo si può perdere da un momento altro, senza che ce ne rendiamo conto.
Simone Miccio 1a classico
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