Sabato scorso, tra Torre Annunziata e Boscotrecase, è stata organizzata una protesta che per dimensioni e portata ha pochi precedenti nel nostro territorio negli ultimi anni. Tra le 1000 e le 2000 persone sono scese in strada per chiedere la riapertura del pronto soccorso  di Boscotrecase e, più in generale, dell’intero ospedale, quasi del tutto chiuso al pubblico essendo, dal marzo 2020, un covid center. La grande struttura fu destinata a questo utilizzo all’inizio della pandemia, quando aveva una ragione di esistere un presidio interamente dedicato ai malati di covid. Tuttavia oggi ci siamo lasciati da diverso tempo l’emergenza alle spalle ma, nonostante questo, il nosocomio boschese sembra voler rimanere ancorato al passato, avendo quasi tutti i suoi reparti (e soprattutto il pronto soccorso) chiusi al pubblico. I cittadini hanno cominciato a domandarsi la ragione di queste scelte negli scorsi mesi, quando molti avrebbero auspicato un totale ritorno alla normalità. Tuttavia è dalla fine di dicembre che la rabbia degli abitanti dell’area è esplosa a seguito di uno spiacevole episodio. L’antivigilia di Natale una bambina di tre mesi di Trecase, colpita da una crisi respiratoria, è stata portata all’ospedale di Boscotrecase, dove però è stata respinta per mancanza del pronto soccorso. È poi deceduta nel tragitto per l’ospedale più vicino, quello di Castellamare di Stabia. La notizia si è diffusa  nei giorni successivi, palesando il malcontento dei cittadini dell’area per la precaria situazione sanitaria. Sono state organizzate diverse proteste e quella che ha avuto la maggior portata è stata appunto quella di sabato scorso. Centinaia di persone si sono riunite in un grande corteo che da piazza Nicotera, nel centro di Torre Annunziata, è arrivato all’ospedale di Boscotrecase, dove è stato installato un presidio stabile. Numerosi striscioni e cartelloni ribadivano l’importanza di un’efficiente sanità pubblica, sancita dall’articolo 32 della Costituzione, che evidentemente è spesso disatteso. Al corteo erano presenti tante persone stanche della situazione,  riguardante non solo l’ospedale in particolare, ma di tutta la gestione del territorio vesuviano, dove i disservizi sono all’ordine del giorno. Alcuni hanno espresso il malcontento con rabbia, intonando talvolta cori contro personalità di spicco della politica campana, De Luca e Casillo in particolare, accusati di nascondersi dietro menzogne e promesse non mantenute. Insomma tante persone  ritengono sia sbagliato non fornire assistenza sanitaria di primo soccorso a un’area di 100.000 abitanti (considerando il territorio che va da Terzigno a Torre Annunziata), densamente popolata, in cui gli ospedali più vicini sono ad oltre 10 km di distanza. Associazioni, movimenti e semplici cittadini stanno tentando di far sentire la loro voce, affermando che ”… è arrivato il momento di dare dignità al nostro territorio. Ci saremo ancora e saremo sempre più numerosi, fino a quando non ci sarà dato il rispetto che come cittadini ci spetta di diritto”. E chissà che queste voci non smuovano finalmente qualcosa in consiglio regionale.

Simone Miccio 2Aclassico