Giacomo Bertò è un ragazzo di 17 anni, frequenta il liceo classico Arcivescovile di Trento e quest’anno ha ricevuto il premio “Studente dell’anno 2020 Your Edu Action” grazie ad una lettera, scritta durante il  lock-down di marzo e dedicata alla scuola e a tutti noi studenti. Le sue parole sono giunte  sino al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale, con una lettera scritta di suo pugno, si è complimentato con Giacomo e gli ha augurato i migliori successi. Bertò ha suscitato anche la curiosità di diversi scrittori, quali Enrico Galiano ed Alessandro d’Avenia.

Quest’ultimo rappresenta per Giacomo un modello e una grande fonte di ispirazione, poiché il suo sogno è quello di diventare insegnate e allo stesso tempo scrittore, proprio come d’Avenia.

Il giovane studente, a settembre, ha pubblicato, infatti,  un suo libro “Jackyc’è”, che ha riscontrato molto successo, e ha aperto un suo blog, sul quale condivide tutti i suoi pensieri e messaggi di speranza rivolti a noi, suoi coetanei, per aiutarci a superare questo periodo che non dimenticheremo mai.

Con la sua lettera, divenuta così famosa e condivisa quasi da tutti, Giacomo spiega cosa si cela dietro la parola “scuola”, quanto essa sia importante e cosa accade realmente in quelle quattro mura per noi ragazzi.

“Cara scuola, come stai? Spero meglio di come sto io. Di come stiamo noi. In molti si dimenticano di chiederlo, di interessarsi a cosa provano gli studenti. Quasi avessimo deciso noi di separarci da te, dalla normalità quotidiana. Invece, mai come ora che non ti abbiamo più, ti rivogliamo indietro. Ti rimpiangiamo. Troppo tardi?”

Giacomo, in questo primo pezzo della sua lettera, ci parla della “normalità quotidiana,” quella che a noi studenti manca tanto, quella normalità che spesso detestavamo e che sognavamo di stravolgere, perché sembrava troppo monotona a noi  adolescenti.

“Cara scuola, sapessi come ti hanno rimpiazzata! La chiamano “didattica a distanza”. Al posto del professore uno schermo, una voce. Parlano e noi, connessione permettendo, ascoltiamo.”

Mi ritrovo molto con quello che ha scritto Giacomo: con la Dad basta premere un pulsante e si diventa muti, basta perdere per un attimo la connessione e sei fuori dalla classe virtuale; non ci sono più le passeggiate con gli amici per tornare a casa, per tutto adesso c’è bisogno semplicemente di schiacciare un pulsante.

“Cara scuola, prima ci lamentavamo delle troppe ore passate tra le tue mura, ora iniziamo quasi a sognarle. Ne capiamo il valore.”

E’ proprio così, quante volte avrei desiderato dormire qualche ora in più piuttosto che svegliarmi e correre a scuola, per vedere sempre gli stessi compagni, gli stessi professori, gli stessi bidelli.

Adesso, invece, come nessuno mai si sarebbe immaginato, ne capiamo il valore e rimpiangiamo tutto ciò. La scuola è condivisione, emozione, è il compagno di banco, il sorriso della bidella nell’atrio, sono le risate a crepapelle con i nostri compagni, i rimproveri e gli incoraggiamenti dei professori.

Ormai possiamo vedere i compagni e i professori solo attraverso uno schermo.

La Dad è un’ ottima soluzione per andare avanti in questo periodo , ma ci sta togliendo i momenti più belli della nostra vita scolastica.

“Sei un mare di opportunità rubate.”

La scuola offre tante possibilità culturali, riesce ad allargare i nostri orizzonti, grazie anche alle attività exstrascolastiche e ai viaggi di istruzione: tutto questo, purtroppo, viene sostituito adesso dal freddo schermo di un computer.

“Cara scuola, non ci dimenticare. Prenditi, come sempre, cura di noi.”